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Buffon: "Conte il più duro, Sarri? Il più pignolo"

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Nel corso del Festival dello Sport di Trento, Gigi Buffon ha raccontato diversi aneddoti legati alla sua lunga carriera professionistica.

Si è tenuto in questi giorni (10-13 ottobre) l’attesissimo ‘Festival dello Sport‘ organizzato dalla Gazzetta dello Sport a Trento, durante il quale sono stati intervistati alcuni tra i più importanti esponenti del mondo sportivo. Spettacoli, immagini e tanto altro con cui si sono potute rivivere avventure del passato, senza dimenticare la stretta attualità. Tra i vari ospiti, Gigi Buffon rientrato in estate nella sua famiglia bianconera dopo l’esperienza annuale a Parigi. Sicuramente, il portierone è un’icona del movimento calcistico dell’ultimo ventennio, protagonista in Italia con la maglia bianconera. Decisivo anche nella strada che portò l’Italia sul tetto del mondo ai Mondiali del 2006. Nel corso della lunga intervista rilasciata, Gigi ha raccontato aneddoti legati alla sua lunga carriera professionistica e ai suoi allenatori, da Ancelotti a Lippi passando per Allegri, Conte e infine Sarri.

Buffon: “Conte il più duro”

Nel corso della lunga intervista, Buffon ha parlato del suo esordio in quel Parma-Milan:

“Eravamo in testa entrambi e l’idea di buttare dentro un portiere di appena diciassette anni, pensandoci, era stato quantomeno azzardata. In realtà dopo la comunicazione, dormivo serenamente. Certo non potevo sentire un certo tipo di agitazione, ma finché avrei dovuto io gestire le cose per me non era un problema. Casomai avrei dovuto convincere gli altri. Finì 0-0”.

Poi, una chiosa del numero 1 italiano sugli allenatori avuti nel corso della sua lunga carriera:

“Tecnico più duro? Conte. Il più simpatico? Ulivieri, ma anche Allegri. Il più pignolo? Sarri. Ancelotti è stato l’allenatore al quale devo di più, se Scala ebbe l’idea pazza di farmi esordire, Carlo la fece anche più grossa: scalzai Bucci, amico e portiere della Nazionale, e dopo cinque o sei gare diventai il titolare di quella squadra. Un fardello sulle spalle, ma lì iniziò davvero la mia carriera. Il preparatore dei portieri, William Vecchi, disse: mi raccomando non essere ottimista, perché saresti un perdente. Sono sicuro che non ci tradirai. Molti traguardi li raggiungi se riesci a mantenere una certa distanza dai record personali, ma ragionando di squadra. Poi i record tranquillo che arrivano”.

Sul passato, Gigi ha voluto evidenziare la necessità di un pizzico di presunzione per emergere nel mondo dei grandi:

“Quando ero giovane, avevo un certo tipo di atteggiamenti perché era un modo per difendermi dal mondo dei grandi, dalle grandissime responsabilità. Capivo che per farmi accettare dovevo sempre andare fuori di giri, verso quel pizzico di follia e presunzione necessaria perché mi includessero con più facilità. Quando poi passano tanti anni, leggi alcune dichiarazioni e non ricordi com’eri. Vedo certe interviste datate e penso che evidentemente dovevo essere proprio un fuoriclasse”.

Sulla Nazionale, il fuoriclasse bianconero ha esaltato il lavoro di Mancini:

“Roberto ha preso una Nazionale dalle ceneri, sposando questa linea verde nel modo giusto, ha donato una nuova fiducia e perciò grande merito a lui: la settima vittoria di fila va al di là del valore dell’avversario. Se ci riesci, vuol dire che esistono qualità fuori dal comune”.

Per chiudere, Buffon ha voluto lanciare un messaggio sulla nuova realtà virtuale che avvolge la società odierna:

“Social? L’odio è qualcosa che umilia l’uomo. La maggior parte della gente non conosce ciò che facciamo nella vita, una vita normale e qualche volta anche noiosa. Abbiamo cinque o sei paparazzi che ogni giorno piantonano la nostra casa, pronti a fotografare qualunque cosa. Ci pensi anche quando stai per accompagnare i figli a scuola”.