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Squadra intrappolata nella grotta: la proteggeva uno spettro

Squadra

E’ sana e salva la squadra di calcio rimasta intrappolata per 17 giorni in una grotta in Thailandia. Sarebbe tutto merito di una suggestiva leggenda.

La Thailandia e il mondo intero sono rimasti con il fiato sospeso per diciassette giorni per la sorte dei dodici giovanissimi calciatori e del loro allenatore, bloccati nella grotta di Tham Luang Nang Non. Un soccorritore è morto cercando di salvarli.

C’è una leggenda che spiegherebbe perché le operazioni di salvataggio siano andate a buon fine. Cominciamo col dire che il nome della caverna richiama una “ragazza adagiata”. Costei era una principessa suicida e il suo fantasma aleggerebbe proprio in quel luogo. Lo racconta su un blog un antropologo americano.

Il salvataggio

La leggenda della grotta

Lo studioso che parla di questo mito, su un blog dal titolo The Conversation, si chiama Andrew Alan Johnson e lavora per l’Università di Princeton. Si narra che la principessa fosse rimasta incinta di un cittadino comune, con il quale poi sarebbe stata costretta a fuggire. Alla morte del giovane, la nobildonna volle seguirlo uccidendosi con un coltello. Il suo corpo, secondo la credenza popolare, si sarebbe trasformato in un monte chiamato Doi Nang Non, mentre il suo sangue un fiume denominato Mae Nam Mae Sai. Chi si reca nella grotta, se non vuole essere inghiottito, deve adorare il fantasma della defunta.

Tutte le grotte della zona sono piene di mistero. Per esempio più al sud di quella già descritta, c’è l’antro di Nang Non. Qui ci sarebbe uno spirito guardiano, quello di un nobile attirato all’interno da una meravigliosa figura femminile e poi ucciso.

La grotta

Il racconto dell’esperto

Andrew Alan Johnson tiene a fare presente che le grotte siano posti “pieni di forza, ma anche di pericoli”. Infatti esistono riti annuali che “servono” agli abitanti dei villaggi vicini per ingraziarsi gli spiriti. Questi ultimi, oltre a dimorare in un ambiente inospitale, hanno un aspetto feroce o mostruoso.

L’antropologo statunitense continua sottolineando che nel nord della Thailandia, dove si trova il luogo in cui è rimasta chiusa la squadra di calcio, ci siano fedeli di tre religioni. La popolazione crede che particolari persone o appunto luoghi, abbiano una sorta di potere. Inoltre c’è venerazione per i maestri buddisti ma si osservano anche le tradizioni indù più antiche.

In ogni caso, leggende o meno, principessa suicida o no, l’incubo dei dodici calciatori e del loro allenatore nella “Grotta della ragazza adagiata“, si è concluso. Da notare che la causa di questa brutta avventura potrebbe essere stata una sorta di rito d’iniziazione a cui il mister, il 25enne Ekkapol Chantawong, aveva voluto sottoporre i ragazzi. Poi, però, le piogge monsoniche avrebbero impedito loro di uscire. La conferma che si sia trattato di una “prova da superare” mal riuscita per la squadra, non è ancora ufficiale.