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Stanislawa Leszczyńska, la levatrice di Auschwitz

Il personaggio

Storia di Stanislawa Leszczyńska, l’ostetrica cattolica polacca detenuta ad Auschwitz che fece venire al mondo 3.000 ebrei e rifiutò di ucciderli.

Dagli arresti da parte dei nazifascisti durante la Seconda Guerra Mondiale non venivano risparmiate neppure le donne incinte. Il destino dei neonati era comunque la morte, ma in quell’orrore rimaneva qualcuno che voleva farli vivere: qualcuno come l’ostetrica polacca Stanisława Leszczyńska. Già prima di finire con sua figlia Sylwia nel famigerato campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau, la donna aveva aiutato molti ebrei insieme al marito, Bronislaw Leszczyński, che venne ucciso nella rivolta del Ghetto di Varsavia, avvenuta tra il 19 aprile e il 16 maggio 1943. Invece i due figli maschi della coppia, Stanisław ed Henryk, vennero separati dalla madre e dalla sorella e mandati a Mathausen-Gusen.

Stanislawa riuscì a persuadere le SS di essere una levatrice, nascondendo i documenti che lo attestavano in un tubetto del dentifricio e potè continuare a svolgere il suo lavoro, facendo nascere 3.000 bambini ebrei e rifiutando di ucciderli.

La storia

La storia

Stanisława Leszczyńska e il marito, un tipografo, provenivano dalla città polacca di Łódź, dove venne creato un altro famigerato ghetto per gli ebrei. Lei era nata l’8 maggio del 1896 e si sposò il 17 ottobre 1917.

Quattro dopo il matrimonio, con il consorte si trasferì a Varsavia, dove cominciò a frequentare una scuola per ostetriche. Oltre al polacco conosceva il portoghese e il tedesco, imparato a Rio de Janeiro dopo la sua famiglia aveva deciso di trasferirsi quando Stanislawa aveva 12 anni e di questa lingua le sarebbe stata utile per comunicare con i nazisti.

Medico nazista

Corse il rischio di rivolgersi nientemeno che al famigerato dottor Josef Mengele, tristemente famoso soprattutto per i folli esperimenti compiuti sui gemelli e passato alla storia con l’agghiacciante soprannome di “Dottor Morte o l’Angelo della Morte”, per aiutare a far nascere i bambini delle donne di Auschwitz e quando lui le disse che avrebbe dovuto uccidere quelle creature una volta nate, protestò, avendola vinta almeno provvisoriamente.

Nel suo libro “Rapporto di un’ostetrica ad Auschwitz”, Stanislawa Leszczyńska raccontò che fino al maggio del ’43 i neonati venivano uccisi affogandoli in un barile pieno d’acqua oppure veniva spruzzata loro dell’acqua finchè non morivano. Poi i loro corpicini venivano lasciato per terra come cibo per topi, magari sotto gli occhi delle madri.

I “medici” nazisti le dissero che avrebbero dovuto trattare i bambini che avrebbe fatto nascere come se fossero già morti, ma lei ebbe la forza di non acconsentire e fortunatamente non le venne fatto nulla. Fece nascere vivi circa 3.000 bambini, come non avveniva all’epoca nemmeno nelle migliori cliniche del mondo, e grazie a lei, pur in quelle condizioni terribili, non morì di parto nessuna donna.

Le condizioni di lavoro

Donne prigioniere

Stanislawa dovette arrangiarsi a far nascere i piccoli nei lerci dormitori. Non aveva a disposizione bende e garze, ma una coperta sporca dalla quale dovette rimuovere molti pidocchi. Non si poteva appendere nei dormitori i pannolini bagnati, pena la morte, così le donne erano costrette a farli asciugare mettendoli sulla pancia o sulle cosce. Insomma, le condizioni in cui l’ostetrica era costretta a lavorare, erano immonde come il luogo dove si trovava insieme alle altre prigioniere e ai loro bambini.

Inoltre nonostante avesse potuto farli nascere e ottenuto di non sopprimerli, la macchina nazista della morte non si fermò di certo: la stessa Stanislawa Leszczyńska raccontò che di 3.000 bambini che aveva fatto venire al mondo ad Auschwitz, ne sopravvissero solo una trentina. Diverse centinaia vennero portate nella città di Naklo per togliere loro la nazionalità, oltre 1.500 vennero annegati da sole due infermiere tedesche, Klara e Pfani, mentre oltre 1000 perirono di fame e di freddo.

Alcuni aneddoti

Piccolo prigioniero

Stanislawa, cattolica, aveva persino provveduto a battezzare quei bambini con acqua, ma le madri ebree certo non se la prendevano. Anzi, molti anni più tardi, una donna, Elizabeth Solomon, dedicò una poesia a quella donna che nel campo era conosciuta come “la madre” o “l’angelo della bontà”, dicendo che la Madonna, con l’uniforme a righe degli internati, era arrivata ad Auschwitz per far nascere Gesù.

Non solo: un figlio di Stanislawa, Bronislaw Leszczyński, raccontò che una Notte di Natale sua madre stava dando la comunione ai prigionieri nel campo di concentramento con del pane che le era arrivato in dono dai suoi genitori, e in quel momento entrò Mengele. Avevano tutti temuto il peggio, ma in quell’istante il “Dottor Morte” abbassò lo sguardo e disse ad una prigioniera, una donna polacca, che gli sembrava di aver recuperato un po’ di umanità, poi se ne andò. “La gente sapeva che mia madre aveva potere su di lui”, raccontò Sylwia Leszczyńska.

Dopo la liberazione

L'ostetrica

L’ostetrica e i suoi figli sopravvissero allo sterminio nazista e, dopo la liberazione, si ritrovarono. Lei continuò il suo lavoro di levatrice a Łódź e il 27 gennaio 1970, giorno della commemorazione dell’apertura dei cancelli di Auschwitz dall’Armata Rossa, potè rincontrare a Varsavia alcune donne che aveva aiutato a partorire e i loro figli. Morì il 11 marzo del 1974, dopo aver espresso il desiderio che il suo corpo fosse vestito con il saio da terziaria francescana. Dal giorno del centesimo anniversario della sua nascita, le spoglie della levatrice riposano nella chiesa dell’Assunta di Łódź, in cui Stanislawa era stata battezzata, e attualmente è in corso il processo per la sua beatificazione. La scuola di ostetricia di Cracovia ha preso il suo nome nel 1983.