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De Angelis chiede scusa: “Ma ho ancora dubbi sulla strage di Bologna”

strage di Bologna De Angelis chiede scusa

Dopo la bufera scaturita dal suo post sulla strage di Bologna, il politico Marcello De Angelis non si dimette ma chiede scusa.

Marcello De Angelis, responsabile della comunicazione istituzionale della Regione Lazio, è tornato sulla polemica scoppiata dopo le sue dichiarazioni sulla strage di Bologna: il politico non si dimette ma chiede scusa a tutti quelli che ha “turbato” con le sue considerazioni sulla tragedia.

Strage di Bologna, De Angelis non si dimette ma chiede scusa

Aveva espresso la certezza che Valerio Fioravanti e Francesca Mambro fossero innocenti rispetto alla strage di Bologna del 2 agosto 1980. Oggi, dopo le furiose polemiche che lo hanno travolto, De Angelis rimodula le sue affermazioni. Nel chiedere scusa a tutti coloro che sono rimasti “turbati” dai suoi post su Facebook, il politico non parla più di “certezza” ma afferma piuttosto di avere “dubbi” sulla verità narrata rispetto alla tragedia.

Le scuse sono state condivise ancora una volta dal responsabile della comunicazione istituzionale della Regione Lazio a mezzo social. Proprio su Facebook, dove nella serata del 3 agosto era apparso il post della discordia, De Angelis ha pubblicato un nuovo messaggio.

“Negli ultimi giorni ho espresso delle riflessioni personali sul mio profilo social, che sono invece diventate oggetto di una polemica che ha coinvolto tutti. Intendo scusarmi con quelli – e sono tanti, a partire dalle persone a me più vicine – a cui ho provocato disagi, trascinandoli in una situazione che ha assunto dimensioni per me inimmaginabili”, ha scritto nel pomeriggio di lunedì 7 luglio il cognato dell’ex Nar Luigi Ciavardini, anche lui implicato nella strage di Bologna.

“Ho servito e rappresentato le istituzioni democratiche per anni e ne ho il massimo rispetto, così come per tutte le cariche dello Stato, che da parlamentare ho contributo ad eleggere e che oggi sostengo come cittadino elettore. Fra queste e prima di tutte, la Presidenza della nostra repubblica”, ha aggiunto.

“Ho ancora dubbi sulla tragedia del 2 agosto 1980”

Se nessun accenno viene fatto alle “dimissioni immediate” chieste dalla segretaria del Partito Democratico Elly Schlein, il politico ha ribadito di nutrire dubbi sulla strage di Bologna. Dubbi che, a distanza di oltre 40 anni e nonostante le sentenze, continua a portare con sé. “In merito alla più che quarantennale ricerca della verità sulla strage di Bologna, l’unica mia certezza è il dubbio. Dubbio alimentato negli anni dagli interventi autorevoli di alte cariche dello Stato come Francesco Cossiga e magistrati come il giudice Priore e da decine di giornalisti, avvocati e personalità di tutto rispetto che hanno persino animato comitati come ‘E se fossero innocenti’”, ha affermato. “Purtroppo sono intervenuto su una vicenda che mi ha colpito personalmente, attraverso il tentativo, fallito, di indicare mio fratello, già morto, come esecutore della strage. Questo episodio mi ha certamente portato ad assumere un atteggiamento guardingo nei confronti del modo in cui sono state condotte le indagini”.

“Nel ribadire il mio rispetto per la magistratura, composta da uomini e donne coraggiosi che si sono immolati per difendere lo Stato e i suoi cittadini, ritengo che tutti abbiano diritto ad una verità più completa possibile su molte vicende ancora non del tutto svelate. Ho appreso che l’attuale governo, completando un percorso avviato dai governi precedenti, ha desecretato gli atti riguardanti il tragico periodo nel quale si colloca la strage del 2 agosto 1980: mi auguro che l’attento esame dei documenti oggi a disposizione permetta di confermare, completare e arricchire le sentenze già emesse o anche fare luce su aspetti che, a detta di tutti, restano ancora oscuri”, ha continuato.

Il post di scuse

Infine, il responsabile della comunicazione istituzionale della Regione Lazio guidata da Francesco Rocca si è nuovamente scusato. “Ribadisco le mie profonde scuse nei confronti di chi io possa aver anche solo turbato esprimendo le mie opinioni. Anche se rimane un mio diritto, prima di scrivere e parlare bisogna riflettere sulle conseguenze che il proprio agire può avere sugli altri. Viviamo per fortuna in una società civile in cui il rispetto degli altri deve essere tenuto in conto almeno quanto la rivendicazione dei propri diritti”, ha scritto.

“Esprimo quindi dubbi, così come molti hanno espresso dubbi sulla sentenza definitiva contro Adriano Sofri senza per questo essere considerati dei depistatori o delle persone che volessero mancare di rispetto ai familiari del commissario Calabresi. Per tutte le vittime della folle stagione dei cosiddetti anni di piombo e dei loro familiari ho il massimo rispetto, vieppiù per chi sia finito sacrificato innocentemente in eventi mostruosi come le stragi che hanno violentato il nostro popolo e insanguinato la nostra Patria massacrando indiscriminatamente”, ha concluso.