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Strage di Bologna, la linea di FdI: “Le sentenze si rispettano. Chiedere le dimissioni di De Angelis è da comunisti”

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In un opuscolo quotidiano interno, è stata dettagliata la linea di Fratelli d’Italia sulla strage di Bologna e sul caso Marcello De Angelis.

La bufera che ha investito Marcello De Angelis, responsabile della comunicazione istituzionale della Regione Lazio, dopo la pubblicazione del post sulla strage di Bologna ha travolto anche Fratelli d’Italia: qual è la linea del partito guidato dal presidente del Consiglio, Giorgia Meloni?

Strage di Bologna, la linea di Fratelli d’Italia su De Angelis

Ciò che più ha colpito nella polemica che si è gonfiata dopo la pubblicazione del post di Marcello De Angelis sulla strage di Bologna che rivendica l’innocenza di Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini è stata l’assenza di reazioni da parte del premier Giorgia Meloni e di Fratelli d’Italia.

Per il partito, la consegna è quella del silenzio. La linea interna è lampante: le sentenze – inclusa quella della strage di Bologna, vanno rispettate così come la matrice neofascista dell’attentato del 2 agosto 1980 è “acclarata”. A fronte di questo, tuttavia, per FdI, la richiesta delle dimissioni di Dea Angelis è da mentalità “comunista e sovietica”. Per il gruppo politico, inoltre, rispettare le sentenze non implica aver messo di ricercare la verità. Sarebbero questi gli spunti contenuto in Ore Otto, l’opuscolo interno di FdI con il quale è stata dettagliata la linea da seguire. A riferire il contenuto del vademecum giornaliero concepito dalla comunicazione di via della Scrofa per aiutare ai parlamentari ad affrontare i principali temi di attualità è stata l’agenzia di stampa Adnkronos.

In particolare, per gestire la bufera scatenata dal post Facebook di De Angelis, FdI sembra decisa a seguire quanto espresso nella giornata di domenica 6 agosto da Edmondo Cirelli, viceministro degli Esteri, tramite la diffusione di una nota stampa, anche se il politico non viene menzionato nel vademecum quotidiano.

FdI: “Chiedere la testa di De Angelis è da comunisti”

Con la sua nota, Cirelli ha rimarcato che bisogna “rispettare sempre le sentenza”, soprattutto “quelle che riguardano una memoria dolorosa come quella della strage di Bologna”. “Il coinvolgimento di esponenti della destra neofascista è stato acclarato come verità giudiziaria e i rappresentanti delle istituzioni hanno il dovere di riconoscere e rispettare questa verità”, ha aggiunto. “Non altrettanto ha fatto la sinistra quando c’è stata qualche sentenza a loro non gradita. Una per tutte la condanna del sindaco di Riace, Mimmo Lucano”.

Per FdI, è esagerato e sbagliato invocare le dimissioni di De Angelis: “Chiedere il licenziamento di un giornalista che manifesta la propria opinione, del tutto personale, su una qualunque vicenda è prova che la cultura sovietica e comunista della censura alberga ancora nelle menti di molti esponenti del Pd. A nulla vale dire che Marcello De Angelis lavora per un ente pubblico. È un lavoratore e non un rappresentante del popolo; e un lavoratore mai può rischiare il licenziamento per le sue idee per quanto possano non essere gradite”.

L’opuscolo, infine, riporta anche la posizione del presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, anche in questo caso senza citare l’autore. In questo caso, oltre a ribadire che De Angelis si è espresso a titolo personale e non a nome della Regione, viene precisato che “il rispetto per le sentenze non esime dalla capacità e volontà di ricerca continua della verità, specialmente su una stagione torbida dove gli interessi di servizi segreti, apparati deviati e mafia si sono incontrati”.