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Superbonus, Meloni: “Buco da 38 miliardi di euro. La copertura al 110% ha deresponsabilizzato chi la usava”

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In conferenza stampa, il premier Giorgia Meloni ha illustrato le modifiche al Superbonus introdotte con il decreto Aiuti Quater.

Il Superbonus finisce nel mirino del Governo Meloni con il nuovo decreto Aiuti Quater. In conferenza stampa, il presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti hanno denunciato la presenza di un buco di 38 miliardi di euro. Hanno, poi, osservato che la misura abbia aiutato esclusivamente i ricchi penalizzando i cittadini meno abbienti.

Superbonus, l’affondo di Meloni in conferenza stampa: “Buco da 38 miliardi di euro, aiuta solo i ricchi”

Il Governo Meloni non è in carica neanche da un mese che già i primi nodi stanno venendo al pettine. Mentre infuria la polemica sul tema dei migranti in contesto europeo e fanno discutere le parole poco lusinghiere pronunciate dal ministro della Difesa Guido Crosetto contro il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte, il presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha tenuto una conferenza stampa durante la quale ha illustrato le principali misure contenute nel decreto Aiuti Quater.

Nel corso della conferenza stampa, organizzata nel pomeriggio di venerdì 11 novembre, Meloni si è focalizzata sul Superbonus introdotto al tempo del Governo Conte II. Dopo i ripetuti – e ormai consueti – attacchi scagliati contro il reddito di cittadinanza prima, durante e dopo la campagna elettorale, con il nuovo dl Aiuti l’esecutivo ha sferrato un duro colpo alla misura ideata dai 5 Stelle per rilanciare il settore dell’edilizia in Italia.

“Sul Superbonus voglio dire che nasceva meritoriamente come misura per aiutare l’economia ma il modo in cui è stata realizzata ha creato molti problemi”, ha dichiarato il presidente del Consiglio. “A chi diceva che si poteva gratuitamente ristrutturare il proprio condominio, ricordo che costava allo stato 60 miliardi, con un buco di 38, diciamo che il concetto di gratuità è bizzarro – e ha aggiunto –. Abbiamo introdotto un principio sui redditi medio bassi che saranno calcolati non in base al tradizionale Isee ma in base alla composizione del nucleo familiare, in questa norma c’è un primo accenno di quoziente familiare“.

“La copertura al 110% ha deresponsabilizzato chi la usava”

Continuando a soffermarsi sui punti deboli insiti nella misura dal punto di vista del Governo di centrodestra, Meloni ha denunciato: “La copertura al 110% ha deresponsabilizzato chi la usava: se uno non era chiamato a contribuire non si chiedeva se prezzo era congruo. Questo ha portato distorsione sul mercato a beneficio prevalentemente dei redditi medio alti. Abbiamo scelto di intervenire e si passa al 90%, salvo per chi ha già deliberato a oggi l’intervento e presenta entro il 25 novembre la nota di inizio lavori. Ma con i risparmi abbiamo deciso di riaprire alle unifamiliari, a patto che si tratti di prima casa e redditi medio bassi. Abbiamo introdotto un principio sui redditi medio bassi che saranno calcolati non in base al tradizionale Isee ma in base alla composizione del nucleo familiare, in questa norma c’è un primo accenno di quoziente familiare”.

Il premier, poi, ha anche sottolineato che “nella norma c’è un contributo di 50 euro a piccoli commercianti per l’acquisto del Pos“.

Non solo Meloni contro il Superbonus. La condanna di Giorgetti

In occasione della conferenza stampa sul dl Aiuti Quater, sul tema del Superbonus è intervenuto anche il neoministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Il politico leghista, infatti, ha espresso alcune considerazioni sulla cessione dei crediti del Superbonus, spiegando che il Governo cercherà di “intervenire perché è un problema reale di molte imprese, rispetto allo stock esistente cercheremo e stiamo definendo una via di uscita rispetto alla situazione attuale”.

Giorgetti ha anche posto l’accento sul fatto che “la cessione del credito è una possibilità, non un diritto” e ha ribadito che “tutti coloro che da ora ne vogliono usufruire hanno la certezza di poterli detrarre dai redditi ma non possono avere la certezza che si trovi una banca o istituzione che accetti i crediti”.

Il ministro, inoltre, ha precisato: “È passata l’idea che il credito d’imposta sia sostanzialmente moneta ma non è così, quindi chi deve fare un investimento deve valutare se l’impresa costruttrice o la banca sia disponibile a riconoscere il credito d’imposta perché se non è così devono calcolare il progetto d’investimento in diverso modo – e ha concluso –. Sui crediti esistenti stiamo cercando di creare spazio ulteriore per le aziende di credito che hanno manifestato disagio rispetto a una situazione insostenibile che noi cercheremo di correggere, ma il sistema non può continuare così”.

Forza Italia annuncia un emendamento per posticipare di un mese la fine del Superbonus 110%

A margine della conferenza stampa, i capigruppo di Fratelli d’Italia, Licia Ronzulli e Alessandro Cattaneo, hanno diramato una nota con la quale hanno annunciato la presentazione di “un emendamento ad hoc, anche per garantire un tempo di transizione adeguato”.

“Era doveroso intervenire sul Superbonus per motivi di contenimento della spesa pubblica e per correggere distorsioni. È altrettanto doveroso dare certezze agli operatori del settore e non cambiare continuamente il quadro. Per questo, rispetto all’accesso al Superbonus 110% come conosciuto finora, FI lavorerà per spostare la data di scadenza delle agevolazioni almeno di un mese per chi ha già deliberato in assemblea di condominio e ha già stipulato contratti”, si legge nella nota dei capigruppo forzisti.

L’Ance contro il premier Meloni e la fine del Superbonus: la denuncia

Quanto annunciato dal presidente del Consiglio Meloni è stato prontamente contestato dall’Associazione dei costruttori edili (Ance). L’associazione, infatti, ha segnalato che, seppur sia “consapevole della necessità del Governo di tenere sotto controllo la spesa”, rivedendo il Superbonus, “cambiare le regole in 15 giorni significa penalizzare soprattutto i condomini partiti per ultimi“, ossia quelli delle “periferie e delle fasce meno abbienti” che, per avviare i lavori “hanno avuto bisogno di tempi più lunghi e di vedere interamente coperti finanziariamente gli interventi”.

La constatazione è stata espressa dalla presidente dell’Ance, Federica Brancaccio.

Il noto del caro bollette nel dl Aiuti Quater

Non solo Superbonus. Nel decreto Aiuti Quater, c’è spazio anche per i temi della crisi energetica e del caro bollette che stanno mettendo in ginocchio famiglie e imprese italiane.

“La misura principale è sull’energia”, ha infatti annunciato il premier Meloni. “Con il decreto energia stanziamo i primi 9,1 miliardi di euro destinati prevalentemente a dare immediata risposta a famiglie e imprese per il caro bollette, attraverso la proroga dei provvedimenti esistenti e con nuove norme”.

E ha aggiunto: “Ci sono aiuti alle imprese per il caro bollette che riguardano la proroga del credito di imposta. Poi per i consumi di energia fino al 31 marzo 2023 consentiamo una rateizzazione degli aumenti rispetto all’anno precedente per un minimo di 12 e un massimo di 36 rate e coperta da garanzia statale Sace. C’è una norma che noi interpretiamo a sostegno del pagamento dei prezzi dell’energia e cioè l’estensione dei fringe benefit che il datore può aggiungere in busta paga che è esentasse e che è una sorta di tredicesima detassata per aiutare i lavoratori a pagare le bollette”.

A proposito del tetto a 5 mila euro per i contanti, invece, la leader di Fratelli d’Italia ha rivendicato che la decisione adottata è in linea con la media europea e, soprattutto “era in linea con il programma“.