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Toninelli: "Il luogo di salvataggio può non essere un porto"

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Il ministro Toninelli ha promesso nuovi accordi: "Adesso il business dei migranti è finito"

Molti si attendevano una svolta. E forse è quello che davvero sta per accadere. Il governo del cambiamento sembra stia apportando le prime grandi novità. Dopo la chiusura dei porti italiani voluta dal ministro degli Interni Matteo Salvini, è arrivato il via libera di Danilo Toninelli. In seguito al rifiuto di accogliere Aquarius e i 600 migranti a bordo, il ministro delle Infrastrutture ha promesso modifiche ai regolamenti e più sicurezza per i migranti. “E’ finito il business dei migranti”, ha dichiarato.

Le dichiarazioni di Toninelli

Dopo il caso della nave Aquarius, è Danilo Toninelli, ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, ad aver preso la parola. “Il luogo di salvataggio può non essere necessariamente un porto”, ha dichiarato. Quindi ha specificato: “Può anche essere una nave. Ad esempio una nave battente bandiera tedesca o britannica. Si faranno degli accordi, si cambierà il regolamento di Dublino, si metteranno i migranti in sicurezza, poi si metteranno su degli aerei e si sposteranno nel paese in base alla bandiera della nave”. Sono queste le ultime dichiarazioni di Toninelli, in riferimento al caso della nave della Marina statunitense che ha raccolto 41 naufraghi ma che Sea Watch si rifiuta prendere a bordo, non avendo la certezza di un porto dove sbarcarli.

Commentando gli accadimenti degli ultimi giorni, il ministro ha tenuto a precisare: “L”Italia non ha chiuso i porti. L’Italia ha chiesto a Malta di aprire i suoi porti. Dopo aver salvato i 629 richiedenti asilo sull’Aquarius, La Valletta era il porto più vicino”. Poi ha dichiarato: “Abbiamo utilizzato un giusto pragmatismo e abbiamo rimesso al centro del dibattito politico il tema dell’immigrazione“.

“Salviamo e salveremo vite ma non possiamo più farlo da soli”, ha detto mostrandosi in accordo con i moniti di Salvini. “Sono gli altri paesi che devono aprire i loro porti”, ha ribadito. “Abbiamo avuto una risposta positiva dalla Spagna. Ora l’aspettiamo anche dalla Francia”. A tal proposito, il ministro degli Interni ha dichiarato: “La Francia di Macron ne ha respinti più di 10 mila”.

“Le Ong devono rispondere ai richiami della Guardia costiera. Fino ad ora ha fatto tutto da sola la Guardia costiera italiana”, ha proseguito Toninelli nel corso della recente intervista. “La politica migratoria deve cambiare, ci vogliono degli accordi bilaterali. Ci sono troppe ambiguità nel diritto marittimo. L’Italia non può accollarsi i salvataggi da sola. Vado fiero di aver gestito la questione dell’Aquarius insieme al ministro Salvini”, ha concluso.

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Braccio di ferro tra Salvini e Macron

Sono stufo dei morti di Stato, di quei bambini che muoiono in mezzo al mare perché qualcuno li illude che qui c’è un futuro”, ha sentenziato il leghista Matteo Salvini. Ma da Parigi il presidente Emmanuel Macron ha assicurato di “lavorare con l’Italia” e ha lanciato un appello a “non cedere all’emozione”. Restano le tensioni con l’Italia per il caso Aquarius dopo che nella giornata di martedì 12 giugno l’Eliseo ha definito “cinica e irresponsabile” la politica del governo Conte e il portavoce di En Marche l’ha addirittura liquidata come “vomitevole”. Il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, ha annullato il suo incontro previsto con l’omologo francese Bruno Le Maire, il quale ha espresso “rammarico”, augurandosi che si possa rimediare presto.

In bilico anche la visita del premier Giuseppe Conte. Il Presidente del consiglio, è atteso venerdì 15 giugno a Parigi, da Emmanuel Macron. “La Francia si scusi o Conte non vada”, ha tuonato Salvini. Poi ha rimarcato che sul piano della solidarietà l’Italia non accetta lezioni da nessuno. Il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, stamane ha convocato alla Farnesina l’ambasciatore francese.

Da Parigi la replica non si è fatta attendere. “La Francia non ha ricevuto alcuna informazione dalla presidenza del Consiglio italiano sul possibile annullamento della visita di Giuseppe Conte”. Così ha dichiarato l’Eliseo, precisando che non è arrivata alcuna richiesta di scuse ufficiali per le dichiarazioni del presidente francese.