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Pisa, 40enne aiutato a morire grazie al suicidio asistito

suicidio assistito

"L'aiuto al suicidio come diritto?": è il tema di un seminario a Pisa incentrato sull'esperienza del 40enne aiutato a morire in Toscana dal dottor Malacarne.

Un 40enne è stato aiutato dal Primario di Anestesia di Pisa a morire, grazie al suicidio assistito: è successo lo scorso gennaio di questo anno.

40enne morto grazie al suicidio assistito

L’ex primario di anestesia e rianimazione all’Azienda ospedaliera universitaria di Pisa, Paolo Malacarne, ha confessato ai media di aver aiutato a morire un 40enne di Piombino, nei primi mesi di quest’anno, alla luce della sua grave invalidità, grazie alla pratica del suicidio assistito.

L’ormai compianto defunto si sarebbe rivolto all’Asl Toscana Nord Ovest – tra le prime aziende sanitarie italiane a dotarsi, in assenza di un intervento legislativo, di un regolamento per i casi di morte assistita – e avrebbe chiesto l’intervento del dottor Malacarne. La famiglia avrebbe procurare il necessario e chiamato il medico, che è intervenuto direttamente nella casa dell’uomo di 40 anni.

Il seminario sul suicidio assistito del dottor Malacarne

Malacarne ha anche confessato il tema del suo prossimo seminario, ovvero “L’aiuto al suicidio come diritto?“, che si è tenuto lunedì 18 dicembre alla Sant’Anna di Pisa. L’ex primario ha riferito che il suo intervento partirà proprio da questa esperienza, senza però svelare ulteriori informazioni. Ha inoltre confermato che verrà mantenuta massima riservatezza sulle questioni personali del paziente.

In occasione del seminario, il medico ha affermato di sperare in “una legislazione che supporti la relazione di cura e di fiducia che si instaura tra il medico, il paziente e i suoi familiari, una legislazione ‘gentile’ che sappia prevedere le diverse tipologie di casi che si presentano e sappia proteggere la relazione di cura”. “Il tema è molto delicato e non può essere affrontato dicendo bianco o nero, anche se ritengo che il Paese sia più pronto ad affrontarlo rispetto al Parlamento dove determinati dogmatismi politici influenzano anche scelte che attengono principalmente all’etica di ciascuno di noi”, ha aggiunto Malacarne.

Infine, il medico ha osservato che la legge nazionale “necessita di paletti precisi che tengano in considerazione aspetti fondamentali e tra questi auspico proprio quello del supporto alla relazione di cura e di fiducia tra medico e paziente: penso, ad esempio, ai casi in cui determinati pazienti, pur se lucidi e consapevoli, non sono in grado di somministrarsi da soli il farmaco letale, né per infusione in vena, né assumendolo per bocca e questa materia ha bisogno di essere normata tenendo conto anche di questi aspetti per non scivolare in aspetti difformi da quelli esplicitati nella sentenza della Corte Costituzionale”.