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Un funambulo a 140 metri di altezza nel cielo di Milano

CityLife

Domani, venerdì 26 maggio, il funambolo Andrea Loreni camminerà su un cavo dal Bosco Verticale all'UniCredit Tower, l'edificio più alto d'Italia: ecco un estratto della sua intervista a Vanity Fair

Domani, venerdì 26 maggio, il funambolo Andrea Loreni camminerà su un cavo, a circa 140 metri di altezza, dal Bosco Verticale all’UniCredit Tower, l’edificio più alto d’Italia. Ecco un estratto della sua intervista a Vanity Fair.

Una traversata inaugurale

Un progetto della Fondazione Riccardo Catella. Loreni percorrerà su una corda in dyneema di 20 mm di diametro più di duecento metri tra i grattacieli di Milano per inaugurare la seconda edizione di Bam Circus, il Festival delle Meraviglie al Parco ideato e diretto da Francesca Colombo, direttore generale culturale della Biblioteca degli Alberi Milano. Tecnici specializzati saranno appesi alla fune, davanti e dietro di lui, e si muoveranno con lui per stabilizzarla man mano. Una traversata che richiama alla mente quella di Philippe Petit nel 1974 tra le Torri Gemelle della Grande Mela.

Perché il rischio e perché a Milano?

Alle domande di Monica Coviello su come vive il rischio e sul perché abbia scelto di esibirsi a Milano, Andrea Loreni ha risposto: «Vivo il funambolismo come parte della mia esistenza: potrei anche smettere di camminare sul cavo, ma non diminuirei i rischi che corro ogni giorno. Certo, non ci si può improvvisare in esso: per questo cerco di preparami al meglio, psicologicamente, fisicamente e tecnicamente, perché non sia una roulette russa con la sorte. Essere funambolo è farsi carico dei rischi, sul cavo come nella vita. Con la consapevolezza dei rischi si va avanti, perché la strada ci porta dall’altra parte». E ha continuato: «La traversata funambolica di Milano tra i palazzi è fortemente simbolica: uno simboleggia la natura e l’altro la tecnologia, la cultura antropologica. Si passa dagli alberi al cemento e poi ancora all’acciaio. A dire il vero, preferirei camminare all’inverso: veniamo dalla natura e abbiamo bisogno di riconnetterci».