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Uomo ucciso in una sparatoria: arrestati padre e figlio

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Presi i colpevoli dell'omicidio di Gabriele Raimondi, 47enne ucciso sabato in una sparatoria a Montalenghe, nel Torinese: sono padre e figlio.

Sono stati individuati e arrestati gli uomini colpevoli di una sparatoria avvenuta sabato scorso, 30 settembre. I due, padre e figlio di origine sinti, avevano freddato Gabriele Raimondi, 47 enne a Montalenghe, nel Torinese. Dalle prime indagini effettuate dai carabinieri, pare che il delitto sia stato motivato da dissidi economici nel mondo della malavita.

Nel corso della sparatoria, oltre alla morte di Raimondi, colpito all’addome e poi morto al Cto dove era stato trasportato, per choc emorragico, è rimasto ferito anche un militare, colpito da un proiettile a un gomito, non è in pericolo di vita.

Il militare colpito, un brigadiere dei carabinieri che è stato ferito leggermente al gomito, è stato subito sottoposto a un intervento chirurgico per la rimozione di alcune schegge del proiettile. A quanto appreso, il comandante provinciale, Emanuele De Santis, si è recato in ospedale subito dopo la sparatoria per sincerarsi delle condizioni dell’uomo.

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Le indagini sono partite immediatamente

Le indagini sono partite immediatamente, e il fatto che si sia stati così tempestivi ha determinato in poche ore all’individuazione dei colpevoli. Sembra oramai certo, dunque, che all’origine della sparatoria avvenuta sabato, all’esterno di una villetta, ci sia stato un regolamento di conti originato da contrasti di carattere economico nell’ambiente criminale.

I colpevoli, padre e figlio, noti nell’ambiente criminale

Appena partita l’indagine, a scoprire ed arrestare le due persone ritenute copevoli della sparatoria e della seguente uccisione di Raimondi, sono stati i carabinieri del Nucleo Investigativo, in collaborazione con i colleghi della Compagnia di Ivrea. Non sono ancora chiari tutti i particolari del caso, ma sul fatto che il movente sarebbe da ricondursi a dissidi di carattere economico emersi in ambiente criminale, non pare vi sia più alcun dubbio.

I fatti

A quanto ricostruito dalle forze dell’ordine, erano da poco passate le 17.00 quando un commando, probabilmente di tre persone, ha raggiunto a bordo di un furgone bianco la villetta in via San Giorgio di proprietà dei De Glaudi, una potente famiglia di nomadi sinti. L’abitazione, una palazzina di due piani fuori terra che si affaccia su una delle piazze principali del paese, è costeggiata da una stradina laterale che si infila in un cortile.

Dal furgone sono partiti alcuni colpi di pistola calibro 9,un proiettile ha colpito in pieno ventre la vittima, e un altro ha toccato il gomito del carabiniere ferito, che si trovava in zona per un sopralluogo. Solamente con il progredire delle indagini si viene a sapere che il ferito più grave è Raimondi, conoscente di Grado De Glaudi, 65 anni, con diversi precedenti penali e considerato uno dei capi dei sinti del Basso Canavese.