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Vaccino Covid, colf e badanti senza green pass a rischio licenziamento

Colf e badanti

Colf e badanti senza green pass sono a rischio licenziamento in quanto potrebbero rappresentare un rischio per i soggetti fragili che assistono.

L’obbligatorietà del green pass potrebbe causare il licenziamento di colf e badanti. Per questa categoria di lavoratori costantemente a contatto con soggetti fragili, infatti, l’immunizzazione potrebbe presto rivelarsi un requisito fondamentale per i datori di lavoro.

Green pass per colf e badanti, l’ipotesi del vaccino obbligatorio

In seguito all’approvazione della legge che ha reso la vaccinazione contro il coronavirus obbligatoria per il personale sanitario, si è discusso circa l’opportunità di rendere obbligatoria la vaccinazione anche per i lavoratori domestici. Una simile constatazione era scaturita dal fatto che molti lavoratori domestici si trovano costantemente in contatto con persone fragili. Nonostante il trascorrere dei mesi, tuttavia, non si è ancora intervenuti in tal senso.

L’estensione dell’obbligo vaccinale ai collaboratori domestici spesso in contatto con soggetti fragili appare estremamente necessaria e urgente. Tra i maggiori sostenitori della misura, figura – ad esempio – il sottosegretario alla Salute Andrea Costa. Una iniziativa analoga, inoltre, è già stata introdotta in altri Stati come la Francia.

Vaccino Covid, colf e badanti senza green pass a rischio licenziamento

A prescindere dall’esistenza o meno di una legge che imponga l’obbligo vaccinale ai collaboratori domestici, colf e badanti rischiano comunque di essere licenziati qualora il datore di lavoro consideri l’immunizzazione del dipendente un requisito fondamentale ai fini dell’assunzione.

A questo proposito, è bene osservare che il contratto di lavoro domestico offre al datore di lavoro la possibilità di licenziare facendo semplicemente riferimento alla “rottura del rapporto di fiducia tra le parti”, previo preavviso di durata variabile a seconda dell’anzianità di servizio.

In merito alla questione, si è espresso Andrea Zini, presidente di Assindatcolf, associazione che rappresenta le famiglie datrici di lavoro.

Il presidente Zini, infatti, ha dichiarato: “Il tema è delicato, comprendiamo e rispettiamo la libertà di decisione di ciascuno rispetto alla possibilità di vaccinarsi, ma per le famiglie la riduzione del rischio di esporsi al contagio è cruciale. L’indisponibilità a esibire vaccinazione o green pass mina irrimediabilmente il rapporto di fiducia con il lavoratore. Nello stesso tempo riteniamo legittimo che una famiglia che assume un lavoratore domestico chieda prima l’impegno a mantenere il green pass durante il periodo in cui lavorerà presso la famiglia”.

Green pass per colf e badanti, il caso dei soggetti vaccinati con lo Sputnik

In questo contesto, poi, esistono altre situazioni poco chiare e ancora in fase di accertamento come nel caso delle badanti dell’Est Europa che sono state vaccinate con lo Sputnik V.

Il vaccino russo, infatti, non è stato riconosciuto in Italia e, pertanto, la loro immunizzazione non è riconosciuta nel Paese. Tuttavia, le collaboratrici non possono sottoporsi nuovamente alla vaccinazione per ricevere sieri regolarmente riconosciuti in Italia.

Commentando la particolare e contraddittoria situazione, il presidente di Assindatcolf ha precisato: “Non è chiaro come comportarsi. Noi consigliamo comunque di considerare vaccinato chi si è sottoposto allo Sputnik a condizione che esibisca una certificazione comprensibile”.