L’ex consigliere di Donald Trump Alexander Vindman, nato in Ucraina, ha spiegato perché Vladimir Putin non si fermerà ad Est e l’Occidente rischia di essere coinvolto in una guerra “con possibile uso di armi chimiche e provocazioni nucleari“.
Vindman su Putin
Intervistato dal Corriere della Sera, ha infatti affermato che, mentre i politici sulle due sponde dell’Atlantico credono che il rischio sia uno scontro diretto nel breve periodo con la Russia, secondo lui il vero rischio è quello di una lunga guerra e una catastrofe umana che non esclude il ricorso ad armi chimiche.
Vindman ha poi dichiarato che il prosieguo del conflitto dipende molto dalla resistenza ucraina e dalle perdite dei russi. In queste settimane queste ultime sono state molte, ma in caso di successi Mosca può attingere a enormi quantità di equipaggiamenti militari e mobilitare la popolazione facendo durare il conflitto per anni. Se invece la Russia dovesse continuare a subire perdite, “non penso possa sostenere questo livello di combattimenti per più di sei mesi“.
Vindman: “Prossimo mese decisivo”
Ad essere decisive per lui saranno le prossime quattro settimane: se Putin si assicura l’Est e Mariupol, la guerra non finirà lì e il presidente continuerà a spingere verso Ovest. “L’unico modo in cui può finire è se la Russia viene sconfitta sistematicamente, battaglia dopo battaglia, e si trova impossibilitata a continuare grosse operazioni di combattimento“, ha concluso evidenziando che a quel punto il conflitto può diventare congelato o più ridotto e non ampio e catastrofico.