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I misteri della città sotterranea con un percorso iniziatico nel sottosuolo

città sotterranea

Nelle viscere della città di Camerano, nelle Marche, si estende una vera a propria città sotterranea, utilizzata anche come percorso iniziatico

Sotto il borgo marchigiano di Camerano si estende un dedalo di grotte, esplorate solo in parte. Ogni tanto, infatti, emergono ancora nuovi cunicoli. Percorrendo le vie della città, si cammina letteralmente sopra un’altra città sotterranea, con stanze sotterranee, ipogei, templi, gallerie ramificate anche su più livelli e comunicanti tra loro. Tutti questi elementi sono scavati nell’arenaria e utilizzati in diverse epoche per funzioni abitative, difensive, alimentari, ma anche rituali.

Ambienti ricchi di nicchie, volte a cupola, a vela e a botte. E ancora colonne e sale circolari, oltre che simboli, bassorilievi e incisioni. Si tratta di una vera e propria città sotterranea. Un mondo nascosto ma che esiste davvero, di cui è sconosciuto il perché, il quando e il come sia stato creato. Una prima spiegazione è sempre quella funzionale, dal momento che gli ipogei venivano usati come magazzini e ambienti difensivi. Eppure esistono veri e propri templi sotterranei, che fanno pensare ad altri utilizzi oltre a questo impiego esclusivo. All’apparenza, essi sembrano collocarsi in punti casuali. Ma diversi ipogei si trovano al di sotto di luoghi molto precisi, come nel caso dell’incredibile chiesa sotterranea di Grotta Ricotti, che era collegata a Sant’Apollinare, un esempio di perfetta simbiosi tra borgo di superficie e città sotterranea.

La città sotterranea nella Seconda Guerra Mondiale

Secondo alcune tradizioni trasmesse oralmente, le grotte ci sono sempre state. Esse furono ben sfruttate durante la seconda guerra mondiale come rifugio. In questo modo, vivendo al loro interno, furono a galla anche le loro oscure origini. Si viveva nel sottosuolo passando per le gallerie, allo stesso modo in cui si percorrevano le vie del paese. Sottoterra si poteva raggiungere con facilità ogni angolo del paese, come del resto si fa anche oggi prendendo la metropolitana.

Cameranosotterranea

Gli abitanti di Camerano portarono i propri beni e oggetti quotidiani nelle grotte, organizzandole come vere e proprie abitazioni. Inoltre gli stessi templi antichi, scavati nel tufo, venivano riadattati per officiare le celebrazioni eucaristiche. I grandi vani, come il cosiddetto “Camerone”, diventavano addirittura degli ospedali. Per uno strano gioco del destino, la città sotterranea tornò magicamente a rivivere. Coloro i quali provvidero alla loro costruirono nei tempi passati, risorsero tramite gli abitanti della prima metà del Novecento. Essi attivarono inconsapevolmente una memoria collettiva, invertendo le sorti: ora era la superficie a essere disabitata.

Dopo la guerra, le grotte tornarono a essere abbandonate, ma ormai nessuno le poteva più ignorare. I loro interrogativi nei confronti dei templi ancestrali, delle nicchie perfette e simmetriche, dei loro misteri senza spiegazione si erano ormai aperti alla luce del sole.

L’origine delle grotte sotterranee di Camerano

La città marchigiana di Camerano fu abitata fin dal XI-IV secolo avanti Cristo dai Piceni. Essa fu poi frequentata dai Romani e divenne parte della Pentapoli bizantina nel medioevo. Nel 1177 venne edificato il Castello di Camerano e già nel 1198 la città figurava come libero comune. Nonostante il passato storico ben documentato, nei molti documenti non ci sono fonti o citazioni che parlano delle grotte. Il documento più antico risale al 1759. Si tratta di una relazione relativa ad alcuni lavori di consolidamento di una grotta già esistente. Inoltre su un pilastro si trova la data del 1327, un altro fattore che non dà comunque certezza della data di nascita di questi luoghi.

Durante l’epoca preromana il Monte Conero veniva considerato un faro naturale per la sua verticalità sul mare. Inoltre esso poteva essere visto a grandi distanze, pertanto veniva usato come punto di riferimento dai navigatori che percorrevano la costa adriatica. Le colline intorno al monte vennero riadattate dagli antichi abitanti del luogo, i Piceni. Essi le spianarono alla sommità, le modellarono “a piramide” e ne pianificarono l’abitato sull’apice.

Le grotte di Camerano: come furono utilizzate

All’interno della città fortificata nascevano dunque anche le prime grotte, larghe 50 centimetri e alte 1,60 metri, costruite in previsione di tre utilizzi principali: nascondiglio in caso di attacco dei nemici, luogo per la conservazione dei cibi e ambiente per la tumulazione dei defunti. Nel corso degli anni esse furono rimodellate e ampliate, aprendo entrate, uscite e collegamenti dove necessario. Tutti questo avveniva in parallelo all’espansione della città soprastante. Le grotte in alcuni punti risultano molto lavorate, in altri più rovinate, in altri ancora più squadrate, a riprova dei diversi momenti di intervento. Probabilmente la zona più antica è proprio quella in prossimità della torre d’angolo del castello, in quanto particolarmente ricca di nicchie irregolari e abbozzate, forse utilizzate come tombe picene.

Il ricercatore Alberto Recanatini, che sta seguendo diversi studi sulle grotte di Camerano fin dagli anni Settanta, afferma che questi popoli, avendo a disposizione una città sotterranea, non avevano bisogno di altro che di una semplice capanna come disimpegno sull’ambiente esterno. Tutto quello che occorreva loro si trovava infatti nel sottosuolo, un perfetto rifugio da caldo, gelo e intemperie.