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Salta dal balcone per salvarsi dalle fiamme: morta Marina, la donna soldato

donna soldato

Un incendio è divampato a Napoli in un appartamento al terzo piano dove abitavano due donne ucraine. Una di queste è fatalmente saltata nel vuoto per salvarsi.

Il destino non guarda in faccia a nessuno. Non importa chi si è, e cosa si è fatto in vita. Marina aveva 57 anni, e da tempo viveva a Napoli. La donna non è italiana, ma bensì ucraina, ed era giunta nella città partenopea per curare un’insopportabile artrosi. Prima, ha militato nell’Armata Rossa dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche e successivamente nell’esercito dell’Ucraina. Ieri mattina la donna soldato ha trovato la morte, nel tentativo di salvare la propria vita dall’incendio divampato in casa.

Donna soldato morta

Siamo intorno alle ore 4,30, in via Lorenzo Giustiniani, a Napoli. Nel borgo di Sant’Antonio, divampano le fiamme. Il fuoco è divampato in poco tempo. Nell’appartamento in questione, situato al terzo piano, le vie d’uscita sembrano impraticabili. Ma Marina, che è lì dentro, non si perde d’animo, e decide di saltare sperando di avere fortuna. In quell’attentato dell’11 settembre, molte persone che erano in quei grattacieli hanno pensato la stessa cosa.

Marina è una donna forte, forgiata da un’importantissima esperienza militare. Aveva raggiunto i gradi di capitano. Ma quella caduta le è stata fatale. La donna soldato, precipitando dal terzo piano, ha battuto anche la testa, non lasciando scampo a se stessa. I soccorsi, giunti in ritardo a causa delle auto parcheggiate, non hanno potuto fare nulla.

Salta dal balcone per salvarsi dalle fiamme: morta Marina, la donna soldato

Ricordo di Ina

L’amica Ina, connazionale e coetanea della vittima, è disperata, e si sente addirittura, ingiustamente, in colpa. È stata lei, infatti, a convincere Marina la donna soldato a recarsi a Napoli, per curare la sua artrosi. Ha dichiarato: “Ha sempre aiutato gli altri e quando per la prima volta mi ha confessata di soffrire molto per quei dolori alle ossa, non ci ho pensato due volte e le ho detto: ”Marina vieni subito a Napoli, troverai la cura qui e vedrai che presto starai molto meglio””. Se non l’avesse convinta, non sarebbe successa la tragedia, dice lei. Ina e Marina di conoscono da 18 anni, e dividevano la brandina accastata al muro nell’appartamento. La sopravvissuta poi racconta: “Ho sempre lavorato nei campi e l’ho fatto per dieci anni nelle campagne di Mondragone. Nel mio Paese ho lasciato quattro figli e li affidai a Marina. Si è presa cura lei di loro in mia assenza con la cura, la passione e l’amore di una mamma”. Quindi era un’amicizia fraterna. Sembra che l’altruismo fosse una caratteristica di Marina. Ina è riuscita a salvarsi perché ha attraversato le fiamme coperta da un asciugamano bagnato.

Ritardo dei soccorsi

In verità Ina ha molte meno colpe di quelle che si sente. Purtroppo, l’intervento dei Vigili del Fuoco è stato molto rallentato dalle auto parcheggiate in sosta selvaggia nel vicolo, che hanno impedito il passaggio repentino dei soccorsi. Purtroppo sono scene che a Napoli non sono nuove. Questa è un’infrazione che a volte può rivelarsi un co-fattore decisivo e fatale.