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J-Ax : chi era prima degli Articolo31

J-Ax

J-Ax lo zio più amato d'Italia, rapper cantautore, discografico e a breva anche papà. Ma la sua vita prima del successo, com'era?   J-Ax è uno dei rapper in assoluto più amati della musica italiana. Dagli Articolo 31 fino alla carriera da solista, J-Ax ha sempre avuto un gran numero ...

J-Ax lo zio più amato d’Italia, rapper cantautore, discografico e a breva anche papà. Ma la sua vita prima del successo, com’era?

J-Ax è uno dei rapper in assoluto più amati della musica italiana. Dagli Articolo 31 fino alla carriera da solista, J-Ax ha sempre avuto un gran numero di fan al suo seguito. A dimostrarlo, i risultati ottenuti durante l’ultimo tour che lo ha visto impegnato in tutta Italia. Tutti, conosceranno il personaggio di J-Ax , anche solo per sentito dire. Ma non tutti conoscono il lato nascosto di J-Ax, quello più profondo, quello che ispira tutte le canzoni. Stiamo parlando di Alessandro Aleotti, il nome con cui J-Ax è registrato all’anagrafe. J-Ax che ha aperto se stesso al suo seguito di fan.

Lo ha fatto con Il bello d’esser brutti, cioè l’ultimo album di J-Ax , un album autobiografico: “Questo disco mi mette a nudo come non mai. In questo album ho davvero aperto il cuore.” Attraverso le venti tracce del disco, J-Ax ha raccontato tutta la sua vita prima del successo.

J-Ax, la vita prima del successo:

Alessandro Aleotti è tutto quello che si può percepire dai testi di J-Ax. “Sono sempre stato un pesce fuor d’acqua. A scuola ero quello bullizzato, perchè mi piacevano i computer e i fumetti, non il calcio o lo scooter. Sono un loser e tutte le mie esperienze mi hanno portato fino a quì”, queste le parole con cui J-Ax descrive la sua vita, la vita di Alessandro Aleotti. Ax che non rinnega nulla del suo passato, perchè è proprio grazie a quello che ha vissuto che ha raggiunto il suo obiettivo, ovvero quello di diventare un grande rapper di successo. J-Ax che all’età di 42 anni, con una carriera degna di nota e una moglie meravigliosa, continua in una lunga evoluzione, e sperimenta e vive la vita con schiettezza e enahce con semplicità. J-Ax che però si definisce un loser, e per questo non è una coincidenza che abbia scelto lo stesso nome per il suo team, quello di The Voice 3.

J-Ax racconta le sue canzoni:

“Intro è la canzone che apre il disco ma l’ultima che ho scritto per questo album. L’ho messa giù in un momento strano. Passi attraverso diverse fasi quando lavori ad un nuovo album: inizialmente c’è il caos, poi l’entusiasmo e infine il periodo in cui ti rendi conto che è arrivata l’ora di condividere quello che hai scritto con altre persone. È quella la resa dei conti, in un certo senso, e mi ha portato a riflettere su me stesso, su dove sono arrivato finora. Il testo, quindi, è decisamente autobiografico e zeppo di riferimenti alla mia carriera. Intro e la seconda traccia del disco, Ribelle e basta, sono due canzoni speculari, il dolce e l’amaro di questo lavoro. Consiglio di ascoltarle una in fila all’altra.

Nel brano parlo del sistema in cui ero per gran parte della mia carriera e questo “sistema” non ne esce bene. Diciamo che, personalmente, me la sono vissuta un po’ come fosse questione di vita o di morte, e questo vale per ogni cosa io abbia mai fatto. Di conseguenza, per me è sempre stato frustrante vedere come per gli altri fosse “solo” un lavoro, perché per come la vedo io è una vera e propria missione, il mio ossigeno. Detto questo, non voglio parlare male del passato ma solo fare il punto della situazione. Sempre nell’ottica di “fare i conti col passato”, in Intro ho messo un riferimento a Jad. Ma non è da interpretare come un tentativo di riconciliazione. Non ho mai detto di voler far pace con lui. Mettiamola così: immaginati quando ti molli con una tipa, se non la nomini vuol dire che stai ancora elaborando il lutto post-rottura, quando puoi farlo, invece, significa che puoi andare definitivamente oltre. E adesso io Jad, in questa canzone, l’ho nominato. Proprio in quest’ottica ho riascoltato i miei dischi da solista e li ho trovati genuini, ma, come dico nella canzone, si sente quanto fossi “perso”, in un certo senso. Questo perché se la musica sei abituato a farla in due, poi devi imparare a farla da solo. Ed è tutta un’altra storia. Per me gli Articolo 31 sono trapassato remoto, ormai. Mi sono sentito finalmente libero da quel passato quando ho fatto sold out al Carroponte con tremila persone rimaste fuori dai cancelli. “Bene, sei tornato ufficialmente ai livelli che raggiungevi prima – mi sono detto – Ora è il momento di focalizzarti sulla musica e comunicare quello che sei”. Inaspettatamente, proprio a quel punto è venuta in mio soccorso la Rai chiamandomi a The Voice. In soli sei mesi ho avuto una risonanza mediatica che difficilmente si raggiunge “solo” con un disco”.

Invece : “Quando ho scritto Ribelle mi sono divertito a identificarmi nella figura del ribelle italiano, ispirandomi a Sono un ribelle, mamma degli Skiantos. La mamma è la mia nazione, anche se faccio il ribelle. Non sto certo qui a rispiegarvi la grammatica del rap, ma quando si scrive un pezzo di questo tipo, è naturale che si debba essere un po’ sbruffoni: è proprio una prerogativa del genere. In quest’ottica deve essere visto il riferimento ai rapper “giovani” che si danno addosso l’uno con l’altro per stabilire chi sia il migliore. In pratica in Ribelle e basta dico: Va bene, voi vi scannate perché ci sono due mucche ma poi arrivo io, ovvero il vecchio mulo, che piano piano se le tromba tutte. Nonostante il rap comporti delle frecciate verso colleghi e personaggi famosi, vi assicuro che in 20 anni di carriera non sono mai arrivato a dover mettere le mani addosso su nessuno. E questo nonostante il fatto che io sia uno dei più odiati sulla piazza. Ogni tanto ne spunta un altro che viene odiato più di me per un periodo, ma in genere dura poco. In ogni caso, solo i cantanti senza successo non hanno commenti negativi sotto i loro video postati su Youtube”.

Mentre : “Sono di moda è una presa per il culo del momento in cui, complice The Voice, sembravo essere diventato un po’ il fidanzato d’Italia. Fa molto ridere ed è piuttosto breve”.