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Milano, ex conduttore condannato all'ergastolo per omicidio quasi 20 anni dopo

Ex conduttore

La Corte d’Assise di Milano ha condannato all’ergastolo un ex conduttore Rai, Alessandro Cozzi, per l’omicidio di un imprenditore suo socio in affari, Alfredo Cozzi, per lavoro e denaro.

La decisione

Su Rai Educational

La Corte d’Assise di Milano, accogliendo la richiesta del pm Maurizio Ascione, ha condannato all’ergastolo un ex psicologo, giornalista e conduttore TV, Alessandro Cozzi, 59 anni, con l’accusa di aver ucciso, il 13 settembre 1998, quasi 20 anni fa, un imprenditore suo amico e socio, Alfredo Cappelletti. Il caso è stato riaperto solo nel 2012: all’epoca era stato archiviato ritenendo che Cappelletti si fosse suicidato. Cozzi è già in carcere condannato a 14 anni per un altro omicidio, quello di Ettore Vitiello, ucciso nel marzo 2011.

Il processo nei confronti dell’ex conduttore, iniziato nel settembre scorso, aveva fatto emergere “assordanti analogie” tra il delitto di Vitiello e quello di Cappelletti: il primo era stato accoltellato più volte per la delazione di un debito di 17.000 euro non concessa a Cozzi – che la vittima aveva minacciato di morte prima della lotta che gli sarebbe stata fatale – e il secondo era stato rinvenuto cadavere con una coltellata al petto nel suo ufficio di Milano. Fu la figlia Elisabetta a trovarlo e con lei c’era anche colui che poi si sarebbe rivelato essere l’assassino. La sua versione dei fatti non è stata creduta, ma già qualche giorno dopo l’omicidio, la figlia della vittima ha cominciato a sospettare che il padre non si fosse suicidato. E’ emerso che quest’ultimo voleva chiudere i rapporti con Cozzi, reo di aver commesso scorrettezze in una società che avevano in comune, facendo confluire una quantità di denaro in una società propria.

La falsa testimonianza

Ex conduttore TV

Alessandro Cozzi, che aveva condotto per anni la trasmissione “Diario di famiglia su Rai Educational – la quale raccontava di problematiche familiari -, in aula si era difeso, affermando che il presunto suicidio di Cappelletti era avvenuto perchè la vittima “era a disagio a causa dei suoi problemi di salute. Cercava di dare un’immagine rassicurante di sé ma non si piaceva e non si riconosceva più a causa dell’ischemia che lo aveva colpito qualche mese prima di essere accoltellato”. Nell’ultima udienza prima della condanna, invece, aveva detto che l’ucciso “era cupo” sul lavoro proprio a causa dell’ischemia; inoltre Cappelletti gli avrebbe confidato di avere “una relazione extraconiugale e voleva abbandonare la famiglia. Poi mi disse che voleva restare solo per riflettere”. Secondo come ha raccontato Cozzi, “Dopo avere aperto la porta, sono riuscito a vedere il corpo disteso per terra e la lama conficcata nella camicia insanguinata. Ho fermato Elisabetta per non farle vedere la scena”. Infine, ha detto ancora, “ho dato una seconda occhiata e credo, ma non ricordo bene, di avergli toccato il collo per sentire il battito cardiaco”. E’ stata l’ultima bugia, non creduta dal tribunale.

I commenti della moglie e della figlia della vittima

Alla lettura della sentenza, la moglie di Alfredo Cappelletti ha dichiarato: “Giustizia è fatta”. Poi madre e figlia si sono abbracciate piangendo di gioia e di sollievo e hanno abbracciato anche l’avvocato che le ha assistite, Luciano Brambilla. La figlia dell’imprenditore ucciso quasi 20 anni fa ha ammesso di essere troppo emozionata per rispondere alle domande della stampa.