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Operazione contro le donne boss: in manette 6 persone

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Sei persone, tre donne e tre uomini, sono state arrestate a Gela dai carabinieri, nell'ambito di una operazione che è stata rinominata "Donne d'Onore".

Sei persone, tre donne e tre uomini, sono state arrestate a Gela dai carabinieri, nell’ambito di una operazione che è stata rinominata “Donne d’Onore”.

Arrestate sei persone nell’ambito dell’inchiesta “Donne d’Onore”: l’indagine

I carabinieri hanno arrestato sei persone (tre uomini e tre donne) a Gela, nell’ambito dell’inchiesta che è stata rinominata “Donne d’Onore”.

In particolar modo, con i mariti finiti in carcere, erano le donne che gestivano il racket delle estorsioni e il traffico di stupefacenti a Gela, in provincia di Caltanissetta. E’ questo infatti quanto è emerso condotta dai carabinieri di Gela e coordinata dalla Procura di Caltanissetta e che ha portato all’arresto, come descritto in precedenza, di sei persone.

Tre di queste persone raggiunte dal provvedimento cautelare sono state condotte in carcere, mentre le altre due sono finite agli arresti domiciliari e una per una c’è l’obbligo di firma. Entrando nello specifico, ai dimiciliari sono finite Monia Greco, 40 anni di Gela e Maria Teresa Chiaramonte, detta Mary, 44 anni.

Misure di custodia cautelare in carcere invece per Nicola Liardo, 43 anni (personaggio di spicco del clan Emmanuello), Salvatore Crisafulli (39 anni), Giuseppe Liardo (20 anni). Obbligo di firma per Dorotea Liardo, intesa “Doroty”, 22 anni.

Le accuse nei confronti delle sei persone arrestate: traffico di sostanze stupefacenti aggravato dal metodo mafioso, estorsione aggravata e danneggiamento

Le sei persone finite in manette devono rispondere a vario titolo di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti aggravato dal metodo mafioso, estorsione aggravata e danneggiamento con colpi di arma da fuoco.

Secondo quanto è emerso dalle indagini, la mente di tutta l’organizzazione sarebbe Nicola Liardo, il quale, insieme al suo ex compagno di cella, Salvatore Crisafulli, impartiva gli ordini dalla sua cella e gestiva un vasto traffico di droga, in particolare cocaina.

I due capofamiglia avrebbero gestito i loro traffici illeciti grazie alle rispettive mogli, Monia Greco e Maria Teresa Chiaramonte. Giuseppe Liardo invece aveva una funzione di corriere, mentre una settima persona avrebbe poi avuto il compito di smerciare la droga proveniente da Catania.

All’organizzazione sono state contestate anche due estorsioni ai danni di altrettanti imprenditori gelesi, uno dei quali sarebbe stato costretto anche ad assumere fittiziamente il figlio del boss. Ma non è finita qui. L’organizzazione, inoltre, per imporsi sul territorio, avrebbe intimidito le vittime con danneggiamenti e colpi di pistola.