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Renzi: 'Mia moglie Agnese non mi perdona per aver usato l'aereo di Stato"

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Renzi, in una intervista a Chi, racconta che sua moglie Agnese non gli perdona di aver usato l'aereo di Stato per andare a sciare in Valle D'Aosta.

Nel nuovo numero di Chi, la rivista diretta da Alfonso Signorini, in uscita domani, vi è una intervista a Matteo Renzi. La rivista, oltre a pubblicare l’intervista a Renzi, fornisce anche alcune anticipazioni riguardo al nuovo libro scritto dall’ex premier.

Il rapporto con la moglie

Nell’intervista, Renzi parla del rapporto con la moglie, affermando: “Agnese c’è anche quando litighiamo. Per esempio, non mi perdona il fatto di aver preso l’aereo di Stato per andare a sciare ad Aosta, dove trascorro il primo capodanno da premier. Tutto perfettamente legittimo, anzi previsto dal protocollo di sicurezza”. Renzi racconta del fatto che la moglie non vuole utilizzi l’aereo di Stato per sciare in Valle d’Aosta. “Dall’anno dopo le vacanze sulla neve si fanno partendo in macchina, oppure te le fai da solo: perché io non voglio dover sopportare polemiche assurde per colpa tua”.

Renzi spende parole bellissime nei confronti di sua moglie Agnese, definendola la sua forza. Mia moglie Agnese è la mia forza. Nei mille giorni che ho trascorso al governo è stata una presenza costante e discreta, che mi ha accompagnato anche nelle fatiche, nelle tante difficoltà” . Una donna, Agnese, che gli è sempre stata accanto, senza mai abbandonarlo e lo ha sempre sostenuto.

Il messaggio di Renzi

Un po’ di tempo fa, per la precisione, il primo luglio, vi è stato l’incontro dell’assemblea nazionale con i circoli Pd. Proprio qui, il segretario del Pd, Matteo Renzi, ha voluto lanciare un messaggio molto chiaro in merito. “Vorrei proporvi un percorso che superi la nostalgia”, spiega sottolineando che “nostalgia viene dal greco e fa riferimento al tornare e al dolore. Noi siamo in un momento in cui la politica sembra in mano alla nostalgia. Sembra ci raccontiamo che c’è stato un passato che invece non è mai esistito. C’è un sacco di gente che sta riscrivendo il passato, noi siamo qui a scrivere il futuro”.

Si sofferma parlando poi di nostalgia del Pd: “Se c’è qualcosa di cui ho nostalgia è di quando il Pd ospitava il futuro. Non ho nostalgia dei tavoloni delle riunioni con dodici sigle, di alleanze che si chiamavano l’Unione e litigavano dalla mattina alla sera e si parlavano addosso, non ho nostalgia di quando un ministro votava in consiglio dei ministri, poi scendeva in piazza contro la decisione del presidente del Consiglio. Con quel meccanismo lì l’Italia si è fermata non è andata avanti. Ho nostalgia dell’intuizione del Veltroni del Lingotto: stare insieme non contro qualcuno ma per qualcosa”.

Parla del lavoro di Gentiloni e difende il suo lavoro al Pd: “Non devo sentirmi dire bravo, ho una sufficiente autostima, ma noi in questi tre anni abbiamo preso per mano questo paese e oggi il Pil cresce di più delle previsioni del Fondo monetario internazionale; cresce l’occupazione, sono convinto che da qui alla fine della legislatura arriveremo a un milione di posti di lavoro in più”.

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