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Testamento biologico, l'appello dei senatori a vita: 'In Parlamento è rimasta impantanata la dignità umana"'

Testamento biologico

Il disegno di legge sul testamento biologico è ormai fermo da più di cinque mesi nella Commissione Sanità del Senato, nonostante i tanti sondaggi favorevoli.

Il disegno di legge sul testamento biologico è ormai fermo da più di cinque mesi nella Commissione Sanità del Senato. Nonostante i numerosi sondaggi su questo delicato argomento mostrino i consensi da parte della maggioranza degli italiani, tremila emendamenti e diverse discussioni ostacolano la definitiva approvazione di una legge che alla fine non è di sinistra, nè di destra e nemmeno del centro. Perchè è una legge che, senza distinguo, darebbe una dignità a tutti. E’ questo quanto dichiarato dai senatori a vita.

Legge testamento biologico

Ormai da più di cinque mesi il disegno di legge sul testamento biologico è bloccato nella Commissione Sanità del Senato. Ciò avviene nonostante i tanti sondaggi che dimostrano come la maggioranza degli italiani sia favorevole, tremila emendamenti e discussioni infinite fanno in modo che questa legge non venga ancora approvata in via definitiva.

Non si tratta di una legge di destra, di sinistra o del centro. E’ una legge che, come si può leggere all’interno di una lettera scritta dai senatori a vita e affidata a “La Repubblica”, senza alcun distinguo, darebbe una dignità a tutti. Da ormai diverso tempo, infatti, quello che è stato definito come testamento biologico non è più la frontiera divisiva dei nuovi diritti civili. Non lo è più negli Stati Uniti da ventisette anni. E non lo è più nemmeno nella maggior parte dei Paesi Europei da almeno una decina d’anni.

In Italia, invece, nonostante se ne discute da diversi anni, quello del testamento biologico resta un tema che è destinato ad essere condannato ad essere gestito nei processi, dai magistrati e dai tribunali. La Nazione che è culla del diritto non riesce a fornire ai cittadini una cornice giuridica definitiva in cui poter esercitare le proprie scelte su una materia personale di libertà individuale.

Questo nonostante, come osservava lo scorso maggio il Presidente emerito, Giorgio Napolitano, si tratti comunque di un provvedimento che risponde a sentimenti e sensibilità ormai prevalenti nella nostra società.

Italia sempre indietro

Mentre tutto il resto del mondo sta dibattendo su ulteriori forme di disciplina della materia, l’Italia continua a restare orfana di una soglia minima di regolamentazione sul diritto alle disposizioni anticipate di trattamento.

Dopo i casi Englaro, Welby, Nuvoli e tanti altri meno noti, non è possibile che i cittadini italiani non abbiano la possibilità di scegliere, facendo affidamento alla chiarezza di una legge, come autodeterminarsi in una questione che riguarda ciascuno di noi.

Quella su come porre fine la propria vita è una questione di libertà, di rispetto della volontà, di dignità di vivere e di morire. Una questione che deve essere lasciata, per quanto possibile, alla scelta di ogni cittadino.

E’ proprio questo l’appello che i senatori a vita chiedono all’interno di una lettera che è apparsa sulle pagine di “La Repubblica”. E proprio come senatori a vita, credono che il Parlamento onorerebbe il Paese se, adottando in Senato un testo comunque già approvato alla Camera, trattasse i cittadini italiani come persone adulte, “lasciando loro a fine legislatura, come un prezioso legato, il riconoscimento di questo spazio incomprimibile di libertà e responsabilità”.