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Bondarev: "Putin come un boss mafioso che ha le ore contate"

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L'ex dissidente, fuggito da Mosca, paragona Putin a un "boss mafioso" ormai "indebolito". Bondarev immagina la Russia del futuro.

La voce dei dissidenti diplomatici fuggiti dai regimi dittatoriali può essere il termometro per capire cosa succede laddove gli organi di stampa sono controllati dai regimi corrotti e antidemocratici. Quella di Boris Bondarev è la voce di chi conosce vizi e virtù di Putin.

Bondarev, che osò dire “mi vergogno del mio Paese“, è un ex diplomatico dissidente russo, oggi vive in una località segreta europea. Diversamente avrebbe fatto la fine dei tanti strani “suicidati”. Al Corriere della Sera fa sapere che “la dittatura russa ha le ore contate”.

Bondarev, diplomatico dissidente: “La dittatura russa ha le ore contate”

Bondarev si è dimesso dalla diplomazia russa quando aveva lui le ore contate; molto probabilmente sarebbe stato ucciso poiché contrario all’ “operazione militare speciale” (cioè la guerra di invasione dell’Ucraina), quindi entrato in polemica con il Cremlino. Oggi, a suo dire, “Putin ha le ore contate” e rappresenta “il regime marcio, dal destino segnato”.

“Le dittature finiscono di colpo”, ha confidato a Federico Fubini del CorSera.

Dobbiamo pensare alla Russia del futuro

Secondo Bondarev il tentato golpe di Prigozhin ha indebolito Putin, che ora dovrebbe cadere da un momento all’altro. “Non si può mai essere pronti” – osserva il dissidente, che invita tutti a non farci cogliere impreparati. “I golpe arrivano in modo inattese – ricorda Bondarev, attingendo dalla storia – Noi dell’opposizione dobbiamo organizzarci, elaborare delle strategie per saperci muovere quando questo regime non ci sarà più. Queste dittature finiscono di colpo. Dobbiamo iniziare a immaginare cosa faremo quando tra uno, due o cinque anni Putin non sarà più lì”.

Il futuro potrebbe andare nelle mani delle opposizioni democratiche, come quella di Michail Khodorkovsky, fondatore dell’organizzazione anti-Putin “Open Russia”. Ne è convinto anche Bondarev, secondo cui “il regime di Putin sta morendo, è marcio dentro”. “Per esempio – aggiunge – se Khodorkovsky riuscisse a riunire 20 mila uomini armati, dar loro disciplina e questi partissero per Mosca, non sono affatto certo che incontrerebbero resistenza. Tutti vedono quanto fragile è l’intera struttura, la gente non vuole combattere per nessuno. Se c’è un leader che mostra forza, capacità e disponibilità a combattere, pochi si opporrebbero. La questione è cosa fare dopo”.

Putin, come un boss mafioso

Nel colloquio con Fubini, Bondarev non fa sconti allo zar paranoico, che si paragona a Pietro il Grande, ma che nasconde fragilità e debolezze, come avviene nei sistemi mafiosi con i clan in lotta tra loro. “Immagini un boss mafioso. Se sopprime una rivolta in modo pacifico, gli altri nella sua cerchia penseranno che è un debole. Se Putin avesse affogato quella rivolta nel sangue, dalla sua prospettiva avrebbe mostrato che è forte, che non ha paura di nulla. Perché uno come Putin dovrebbe temere che scorra il sangue? Chi lo crede, non conosce la Russia”.