> > Catania, tribunale libera tre migranti. FdI: "Decisioni politiche e ideologiche"

Catania, tribunale libera tre migranti. FdI: "Decisioni politiche e ideologiche"

Catania liberati tre migranti

In virtù della decisione presa dal tribunale di Catania, il ministero dei trasporti valuterà il provvedimento.

Il recente decreto del Governo secondo il quale il richiedente asilo deve versare una garanzia di 5000 euro per evitare di essere trattenuto nel Cpr è illegittimo. Lo ha stabilito il giudice di Catania che ha liberato tre migranti tunisini.

A renderlo noto fonti legali. La decisione presa dal tribunale etneo è stata contestata dal Viminale che ha annunciato la contestazione del provvedimento. “Le sentenze si rispettano. Ho manifestato sempre le perplessità sulla istituzione di questi centri. Il fenomeno dell’immigrazione non si può affrontare solo con queste modalità”, sono state le parole del sindaco di Pozzallo riportate da TgCom24.

Catania, liberati tre migranti. Il giudice: “Il provvedimento del questore non è corredato da idonea motivazione”

Nel provvedimento con il quale il giudice di Catania ha stabilito l’illegittima del decreto e la decisione presa nei confronti dei tre migranti tunisini è stato spiegato che “La normativa interna incompatibile con quella dell’Unione va disapplicata dal giudice nazionale e il provvedimento del questore non è corredato da idonea motivazione perché difetta ogni valutazione su base individuale delle esigenze di protezione manifestate, nonché della necessità e proporzionalità della misura in relazione alla possibilità di applicare misure meno coercitive”.

Fratelli d’Italia: “Le ordinanze saranno impugnate dall’avvocatura dello Stato”

Nel frattempo, Sara Kelany, deputata di Fratelli d’Italia e responsabile del Dipartimento Immigrazione ha commentato la decisione del tribunale così: “Il Tribunale di Catania, non convalidando il trattenimento dei quattro tunisini soggetti alle nuove procedure accelerate di frontiera disposte dal governo, ha assunto delle decisioni politiche e ideologiche. Le ordinanze appaiono infatti poco ancorate al quadro normativo vigente e immagino che saranno impugnate dall’avvocatura dello Stato”.