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Coppia tedesca vende figlio online: arrestati per pedofilia

coppia tedesca arrestata per pedofilia

Dettagli raccapriccianti emergono dal caso di pedofilia che ha coinvolto una coppia tedesca e due bambini.

Una donna accusata di aver venduto il proprio figlio su internet è stata arrestata per pedofilia nella mattina del 7 agosto e condannata a 12 anni e 6 mesi di carcere. Il fatto grottesco e la sentenza della corte sono accaduti nel sud della Germania, a Friburgo. Il caso evidenzia una volta in più il problema capillare e invisibile della pedofilia, in particolare le transazioni portate avanti nel cosiddetto dark web.

Bambino in vendita

Una coppia tedesca, di 48 e 39 anni rispettivamente, è stata arrestata a Friburgo per una serie di crimini legati alla pedofilia. La coppia avrebbe abusato sessualmente del figlio dodicenne della donna per almeno due anni. Ma oltre all’incriminazione per abuso di minori, la coppia è rea anche di aver postato online offerte di affitto e addirittura di vendita del corpo dello stesso ragazzino a scopi pedo-pornografici. Altre cinque persone sono indagate nel corso di questa storia raccapricciante.

La coppia è stata trovata colpevole di stupro, abuso sessuale di minore aggravato, prostituzione forzata e distribuzione di materiale pedo-pornografico.

Il ragazzino è stato ora dato in affidamento, mentre la coppia è stata condannata a pagare la somma di 42.500€ in danni per gli abusi verso il ragazzino e nei confronti di una bimba di tre anni, anche lei vittima degli abusi sessuali della coppia.

I dettagli dell’accaduto hanno lasciato scioccati anche gli investigatori più esperti. E’ stato rilevato che il ragazzino è stato vittima di più di 60 attacchi a sfondo sessuale da parte della coppia, molti dei quali erano stati anche filmati.

La vicenda ha agghiacciato tutta la Germania, non solo per i dettagli del crimine, ma anche per il fatto che le autorità – che erano a conoscenza delle pregresse accuse di pedofilia nei confronti del partner della donna – aveva esitato a mettere in salvo il ragazzino quando erano ancora in tempo.

Il processo ha anche evidenziato come spesso le stesse autorità sottovalutino casi di questo tipo, escludendo per esempio a priori che la madre possa essere la stessa abusatrice del proprio figlio. Lo psichiatra legale Hartmut Pleines, in un reportage dello Spiegel, ha dichiarato che non erano state ritenute valide le presunte attenuanti presentate dalla donna, per cui sarebbe stato fondamentalmente tutta una serie di iniziative del compagno e che lei sarebbe stata costretta al silenzio oppure avrebbe rischiato la propria incolumità.

L’inquietante problema dell’internet “oscuro”

Orripilanti per quanto possano essere, casi come quello della coppia di Friburgo non sono sporadici e, quel che è peggio, non sembra ci sia all’orizzonte una soluzione congiunta per agire contro quelle piattaforme che consentono scambi, incontri e comunicazioni di questo tipo. Si tratta del dark web, una serie di siti e piattaforme online che sfugge ai motori di ricerca più comuni e difficilmente rintracciabile anche dalle autorità. Il dark web emerse negli anni 90 come tecnologia “top secret” dell’apparato militare statunitense.

Col tempo la tecnologia si è in qualche modo democratizzata, come internet in generale, ma non a sufficienza, a quanto pare, per escogitare un piano per debellarla, almeno nel suo uso improprio. Ad oggi sono stati stimati circa 30.000 siti nascosti. Solo una parte di questi siti è utilizzata a scopi governativi o diplomatici, il resto si tratta di siti creati e adoperati con l’intento di portare avanti attività criminali, all’ombra di ogni controllo “tradizionale”. Oltre alla pedofilia e alla pedo-pornografia, altre attività che sono state scoperte in questi anni includono il traffico di armi e lo spaccio di droga.

Solo pochi giorni prima del processo di Friburgo, un altro caso di pedo-pornografia legato al dark web scosse la Gran Bretagna.