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Londra: shock in commissariato per caso pedofilia

Caso pedofilia

Due poliziotti hanno richiesto assistenza psicologica in seguito alla visione delle immagini in un caso di pedofilia

Una divisione della polizia londinese in carica di investigare un caso di pedofilia ha avuto bisogno di assistenza da parte di esperti in psicologia, dopo aver visionato la raccolta orripilante di immagini di abuso a sfondo pedofilo dell’indagato in questione. La storia riguarda un uomo di 70 anni dell’Essex.

Russell Jameson, il pedofilo ai limiti dell’horror

Russel Jameson ha 70 anni e vive a Dunmow, una delle tante cittadine-satellite dell’Essex, un quartiere dell’est londinese di dubbia fama e che solo pochi giorni fa era balzato agli onori delle cronache per un altro caso di teppismo. Da quanto è emerso l’uomo pare avesse accumulato negli anni una collezione incredibile di materiale pornografico in cui, tra le altre cose, torturava bambini anche molto piccoli, a volte di appena 18 mesi. Il tutto mentre si auto-filmava con una videocamera. Il filmato visionato dal dipartimento comprendeva scene che rasentavano il grottesco al punto che due degli ufficiali in carica di investigare l’accaduto hanno dovuto fare richiesta in reparto psicologia per superare lo shock di quanto avevano visto.

Russel Jameson si era presentato davanti alla corte suprema di Chelmsford per essere condannato a cinque anni di prigione per i suoi crimini abominevoli lo scorso 19 luglio.

Il processo e la condanna

Prima che il processo avesse inizio, pare che la giudice Patricia Lynch avesse avvisato i presenti con queste parole: “Il pubblico presente in aula è sempre libero di presenziare l’udienza ma in questo caso oggi avrebbe forse fatto meglio a non metterci piede”, facendo riferimento alla natura orrorifica dell’incriminazione. L’accusa ha insistito a rendere colpevole Jameson di tutti e sedici i reati incriminabili in relazione alle offese di natura sessuale, alcune delle quali coinvolgono i bambini.

L’accusa

I dettagli dell’accusa quindi sono stati letti ad alta voce uno per uno. Il rappresentante dell’accusa, Mark Halsey, ha rivelato la natura orripilante della collezione di immagini di abuso sessuale prodotte e custodite da Jameson e di come queste avessero turbato in maniera insolitamente serie i poliziotti coinvolti nell’indagine. Era senza ombra di dubbio “la raccolta più abominevole mai visionata”.”Due ufficiali”, ha continuato Halsey, “hanno dovuto ricevere assistenza psicologica dopo aver visionato il materiale dell’indagine”. Da quanto risulta dall’accusa, sembra che Jameson avesse accumulato fino a 1.802 tra immagini e video indecenti che coinvolgono bambini, classificate nella categoria A, la più grave. Il più piccolo dei bambini aveva appena 18 mesi. La sua raccolta, che risale fino al gennaio 2013, includeva anche cartoni animati e immagini CGI degli abusi sessuali commessi su adulti e bambini, così come una serie di immagini modificate che mostravano le facce di alcuni conoscenti dell’uomo.

Su una serie di live chat e conversazioni private su siti di chat come Omegle, Jameson inoltre distribuiva video e immagini dalla sua collezione ad altri pedofili. In chat di questo tipo pare che Jameson prendesse parte in giochi di ruolo a sfondo sessuale e pedopornografico. “Parlava di torture inflitte a giovani ragazzine”, ha continuato l’accusa.

Dopo che la polizia aveva inviato un mandato presso la sua abitazione il 25 agosto dello scorso anno, sembra che l’ammontare di chat e altre conversazioni avute online si stimasse attorno alle 3.000, divise tra due computer. In una discussione con un altro utente a proposito di una ragazzina tra i 7 e i 10 anni, pare che Jameson avesse comunicato come la ragazzina avesse “il corpo perfetto per lui”. E, continuando, come “la torturerebbe per un paio di giorni fino al punto di ucciderla”.

Le parole della difesa

La difesa, Gavin Purves, ha cercato di smorzare i toni e ha affermato che Jameson non era a conoscenza della natura criminale della visione di immagini così estreme che coinvolgevano bambini. Purves ha anche dichiarato che Jameson era “provava estrema vergogna” per quello che aveva fatto. “Una vergogna genuina” ha continuato poi Purves, “non si tratta di difendere né di spiegare, né di negare la natura aborrente della maggior parte di quelle immagini”.

Secondo Purves l’imputato era convinto che le immagini che aveva trovato online erano lì alla portata di tutti e che in fondo non era nella posizione di commettere alcun reato né di far male a nessuno, visto che immagini di quel tipo erano già a disposizione di chiunque online, a prescindere se le avesse visionate o meno. Jameson avrebbe definito il suo compartamento semmai come indecente piuttosto che “criminale”. Purves ha anche poi dichiato ai presenti come Jameson fosse una persona di buon carattere e come non avesse alcun altro procedimento penale in passato.

La sentenza emozionata di Lynch e il dark web

La giudice Lynch è stata comunque irremovibile nell’emettere la condanna. Nella sua dichiarazione: “Quello che fa di queste immagini un’offesa tra le più gravi è che i bambini, i bambini veri che vivono lì fuori oggetto dei filmini non vivono in un mondo di fantasia, sono esseri in carne ed ossa. Dovranno portare con sé la sofferenza, il dolore e il disgusto. Parliamo di bambini che non possono difendersi. Per loro, quando chi filma dice ‘stop’, non si ritorna alla vita normale come niente fosse, con un semplice ‘E’ stata una bella giornata oggi, non è vero?’. Non è fantasia, è vita reale. Il motivo per cui sei un pericolo per i bambini è che ogni volta che un pervertito come te accende il computer incrementa la domanda per queste cose. E dove aumenta la domanda aumenta l’offerta. Dovresti provare vergogna nel profondo di te stesso, fino alla tomba”.

Conversazioni e traffico di immagini di questo tipo avvengono nel cosiddetto dark web, ovvero una serie di siti e piattaforme comunicative che sfuggono al rintracciamento IP e, come tali, sono spesso difficili da identificare e rintracciare. La maggior parte riguarda attività illecite, legate a pornografia, pedofilia, circolazione di stupefacenti e armi.