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Milano, protesta contro Salvini "Mai più lager per migranti"

Milano protesta contro Salvini

Migliaia in piazza a Milano per protestare contro Salvini e la decisione di chiudere il centro di accoglienza per migranti di via Corelli.

Migliaia di persone si sono riunite a Milano e sono scese in piazza come forma di protesta contro la chiusura del centro di accoglienza di via Corelli. Il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha disposto la chiusura del centro destinato ai richiedenti asilo, che verrà trasformato in un centro per il rimpatrio. Dietro agli striscioni che chiedono “mai più lager, no ai Cpr” hanno sfilato anarchici ed esponenti dei centri sociali. Accanto a loro, anche associazioni cattoliche che sostengono i migranti. La manifestazione partita da piazzale Piola e, secondo quanto riferito dalla polizia, ha seguito il percorso prestabilito pacificamente, senza causare tensioni.

Manifestazione contro Salvini

I manifestanti “Esperimento di marginalizzazione”

I manifestanti hanno espresso il proprio dissenso nei confronti del vicepremier, volto simbolo del decreto sicurezza che mette a rischio il futuro di migliaia di immigrati. “Lega ladrona. Salvini casta” e “Lega Salvini e lascialo legato” sono solo alcuni degli slogan che si leggono sugli striscioni del corteo. I partecipanti sono pronti a rispondere all’accusa di buonismo. “Ad accusarci sarà solo chi è così cieco da non avere ancora compreso che gli stranieri nel nostro Paese sono solo le cavie dell’ultimo stadio di un esperimento di successo”, si legge sulla pagina web del centro sociale Cantiere.

Un esperimento “avviato negli anni Novanta, di marginalizzazione delle minoranze e delle diversità, di sfruttamento delle categorie più deboli”. Ma si tratta anche di un processo di “progressiva precarizzazione dei diritti civili, sociali e politici, che interessano tutte e tutti. Mentre l’istigazione all’odio dello straniero (ormai istituzionalizzata) è solo l’arma di distrazione di massa per mimetizzare questo processo trasversale, oltre ad essere il fondamento di una irresponsabile strategia elettorale, allo stato – anzi, allo Stato – purtroppo vincente”.