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Sea Watch verso Lampedusa, il capitano: "Entreremo in acque italiane"

Sea Watch

"Il comandante annuncia di voler entrare in acque territoriali italiane e dirigersi verso il porto di Lampedusa", riferisce la portavoce di Sea Watch

La Sea Watch con a bordo 47 migranti al largo di Lampedusa ha oltrepassato il limite delle acque territoriali italiane, infrangendo il divieto di Salvini a entrare in acque italiane. La comunicazione era giunta poche ore prima via radio dal comandante alle autorità portuali dal comandante della Sea Watch3. “Il comandante della Sea Watch è stato in costante contatto con la guardia costiera e ha annunciato la volontà di entrare in acque territoriali italiane e dirigersi verso il porto di Lampedusa, ha anche chiesto la revoca del diniego di ingresso impostogli e questo per via delle ragioni umanitarie a bordo. Infatti quest’ultime, stando alle valutazioni, supererebbero le valutazioni addotte nel diniego”. Così ha dichiarato in tarda mattinata di sabato 19 maggio Giorgia Linardi, portavoce di Sea Watch.

Immediata la risposta del ministro dell’Interno Salvini: “Abbiamo fatto sbarcare malati e bambini, ma resta il divieto assoluto alla Sea Watch3 di entrare nelle nostre acque territoriali”. Quindi ha ribadito: “Non cambiamo idea: porti chiusi per chi non rispetta le leggi, mette in pericolo delle vite, minaccia. Una Ong, peraltro straniera, non può decidere chi entra in Italia”. Tuttavia, successivamente, la nave ha oltrepassato il limite delle acque territoriali italiane.

Oltrepassate acque territoriali italiane

Alcuni migranti a bordo della Sea Watch avrebbero minacciato di suicidarsi se non verrà consentito loro di sbarcare in un porto sicuro. Così riferisce Ansa. L’allarme arriva da uno dei membri del team medico a bordo dell’imbarcazione della Ong tedesca da più di 36 ore bloccata al largo di Lampedusa. “Siamo molto preoccupati perché alcune delle persone a bordo della nave parlano di suicidio”, ha scritto la Ong su Twitter postando il video di Karol, uno dei medici sulla nave.

Lo sbarco di 18 dei 65 migranti salvati, dice la donna, ha prodotto nei 47 rimasti a bordo “una condizione psicologica negativa: si sentono privi di valore, come se a nessuno importasse di loro. Una situazione che, assieme al mal di mare e all’assenza di speranza e prospettive, sta rendendo le persone davvero vulnerabili”. “Alcuni di loro dicono di voler autoinfliggere delle ferite o addirittura suicidarsi pur di far finire questa situazione”. Quindi, ha tenuto a far sapere che “dal punto di vista medico la situazione non è affatto buona. Stiamo mantenendo un equilibrio molto fragile e precario in questo momento”.

“18 persone sono a terra, siamo felici per loro. Ma a bordo restano 47 persone senza un porto sicuro. Persone, tra cui una donna incinta e un uomo disabile, i cui diritti sono negati”, si legge nell’ultimo tweet della Ong.