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Jesolo, i giovani del Kosovo si sono tuffati per salvare le vittime

incidente jesolo

“Chiunque avrebbe fatto lo stesso. In quel momento non pensi, ti butti, solo speravamo di poterli salvare” hanno raccontato i cinque giovani.

Era la notte tra sabato 13 e domenica 14 luglio quando un’auto con a bordo quattro ragazzi è caduta in un canale nei pressi di Jesolo; altri cinque giovani del Kosovo, però, si erano tuffati con coraggio per tentare di salvare le vite dei loro coetanei. A loro il presidente della regione Veneto, Luca Zaia, ha espresso un sentito ringraziamento durante i funerali delle vittime. Tutti i ragazzi a bordo avevano tra i 22 e i 23 anni: una vera e propria tragedia.

I soccorsi dei giovani del Kosovo

Non ci hanno pensato due volte i giovani kosoviani: di fronte al pericolo, infatti, non si può esitare. Infatti, Laurat Hoti, 30 anni, e Florim Bytyci, 38 anni, residenti a Mestre, si sono tuffati nel canale dove era precipitata l’auto. Hanno tentato il tutto per tutto per estrarre i corpi di Eleonora, Giovanni e Leonardo; mentre Riccardo rimaneva incastrato tra le lamiere dell’auto. Inoltre, gli altre tre giovanissimi soccorritori, Lulzim Bytyci, Ilir Lekaj, Burim Kuci hanno aiutato i ragazzi a riva. Come riporta il Corriere della Sera, i giovani non hanno potuto far altro che constatare il decesso dei ragazzi. Tuttavia hanno dichiarato: “Chiunque avrebbe fatto lo stesso. In quel momento non pensi, ti butti, solo speravamo di poterli salvare“.

Le parole dei soccorritori

I cinque giovanissimi soccorritori si erano incontrati quel sabato notte per festeggiare il ritorno di un amico dalla Svezia: purtroppo, però, la serata è terminata nel peggiore dei modi. Dopo aver sentito le urla di Giorgia, l’unica sopravvissuta all’incidente, Laurat ha dichiarato: “Lei era riuscita a uscire e urlava ‘aiutate i miei amici’. Ci abbiamo provato, abbiamo sperato davvero ma era buio, l’acqua mista al fango, non si vedeva niente”. Infine, ha concluso dicendo: “Davvero chiunque avrebbe fatto lo stesso, è solo istinto, è ancora piccolo ma ho pensato a mio figlio. Ci abbiamo messo un po’ a forzare le portiere, poi alla cieca li abbiamo toccati, erano immobili”.