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Coronavirus, Hu Lanbo: “Non discriminate tutti i cinesi”

Coronavirus

Hu Lanbo e la redazione di Cina in Italia hanno deciso di scrivere una “lettera aperta agli amici italiani” in merito all'allarme Coronavirus

Il premier Giuseppe Conte ha da poco confermato due casi in Italia di persone contagiate da Coronavirus. Si tratterebbe di una coppia di turisti cinesi. Una notizia che, purtroppo, si aggiunge alle tante circolate in questi giorni e che hanno dato il via ad una vera e propria situazione di allarme. In molti hanno iniziato ad evitare i negozi cinesi e in alcuni casi addirittura ad allontanare i cinesi stessi, finendo per dare il via ad una nuova ventata di razzismo. Proprio per questo motivo Hu Lanbo e la redazione di Cina in Italia hanno deciso di scrivere una “lettera aperta agli amici italiani”.

Lettera aperta agli amici italiani

“Proprio mentre il popolo cinese si apprestava a dare il benvenuto all’anno del Topo, una catastrofe si è abbattuta sul Paese. La minaccia di un nuovo Coronavirus si è scagliata sulla città di Wuhan e sulla Cina intera. È un’epidemia che “infetta” l’anima dei cinesi, impossibilitati a trascorrere una normale Festa di Primavera, a divertirsi, riunirsi ai familiari, a sperare in un nuovo anno pieno di gioia e serenità”. Inizia così la lettera aperta della redazione di Cina in Italia rivolta alla popolazione italiana.

Cina in Italia, nata da un’idea di Hu Lanbo, giornalista e scrittrice cinese che vive in Italia da più di venticinque anni, è una rivista mensile, bilingue, italiano e cinese, dedicata alla reciproca comprensione tra cinesi e italiani. Hu Lanbo ne è la direttrice e da circa trent’anni vive nel nostro Paese. “Poiché dovevo partecipare all’inaugurazione dell’Anno della Cultura e del Turismo Italia-Cina e ai preparativi per la celebrazione del Capodanno cinese che si terrà a Roma il prossimo 2 febbraio (in seguito annullato in segno di solidarietà, ndr), sono rientrata dalla Cina proprio prima del Capodanno cinese. Sono stata costretta a lasciare sola mia madre, che ormai ha 89 anni. Non posso tenerle compagnia, non posso trascorrere questi giorni speciali insieme a lei. A volte, mi viene da pensare che forse sto dando troppo peso alla mia missione di favorire lo scambio culturale tra Italia e Cina. Eppure, sono convinta che sia proprio il contributo che diamo alla società a dare un senso alla nostra vita”.

Wuhan, ha quindi sottolineato la direttrice di Cina in Italia, ha sbarrato le porte e in questi giorni, che dovevano essere di festa, in molti non potranno ricongiungersi con i propri famigliari. Il virus, infatti, “ha causato un’ondata di panico e preoccupazione anche in Italia. Gli italiani hanno iniziato a evitare i ristoranti cinesi, a evitare persino i cinesi stessi. È ancora vivido il ricordo della feroce discriminazione che subirono i cinesi quando, 17 anni fa, si diffuse la Sars”.Una situazione che ha dato il via ad una vera e propria situazione di allarme, con “aspre critiche contro il popolo e il governo cinese, alcuni media hanno diffuso notizie inesatte che hanno dirottato l’opinione pubblica. Di questo sono sinceramente rammaricata. Temo che questi continui attacchi possano ferire nel profondo i sentimenti dei cinesi e che possano ostacolare in qualche modo l’amicizia tra Italia e Cina”.

Secondo Hu Lanbo, infatti, in un momento di crisi come questo non bisogna creare inutili allarmismi, bensì sostenere e mostrare compassione nei confronti dei cinesi. “Se questo virus è nemico dei cinesi, allora dovrebbe essere nemico di tutti”.

“Forse non tutti sanno che a Wuhan molti operatori sanitari stanno rischiando la loro vita pur di trovare un modo per debellare il virus. Medici provenienti da tutta la Cina stanno accorrendo nella provincia dello Hubei, così come i soldati che si stanno recando sul luogo per combattere la guerra contro questa epidemia. Smettiamo di sprecare la nostra vita nell’ignoranza”.

“Credere di poter contrarre la malattia alla sola vista di un cinese non ha davvero alcun senso”. In particolare, ricorda Hu Lanbo, “In Italia vivono 300.000 cinesi, così come decine di migliaia di italiani studiano, lavorano e si sono stabiliti in Cina. Gli immigrati cinesi di seconda o terza generazione sono nati qui. Vi prego di non discriminare indistintamente tutti i cinesi, soprattutto se si tratta di bambini. Sono comportamenti molto pericolosi, capaci di procurare alla società danni inestimabili”.