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Coronavirus, il biologo Bucci: "Sì alla riapertura se si svuotano le terapie intensive"

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Enrico Bucci ritiene che per pensare a un riapertura dopo il coronavirus occorra svuotare dapprima le terapie intensive: il piano del biologo.

Sulla riapertura dopo il coronavirus ci sono molte ipotesi, ma i dubbi sul come possa avvenire la ripresa in quali tempi rimangono molti. Secondo il biologo Enrico Bucci, infatti, prima di pensare alla riapertura bisognerebbe svuotare le terapie intensive. Il docente di Biologia all’università di Philadelphia, intervistato dal Corriere della Sera, ha rivelato che un errore commesso adesso potrebbe costare molto caro. Per riaprire, dunque, non occorre tenere d’occhio il fatto R0, ma “possiamo pensare a riaprire – ha detto l’esperto – quando avremo almeno il 50% dei posti liberi in terapia intensiva“. Un altro punto cruciale è la sorveglianza: secondo Bucci bisogna “fare screening alle categorie esposte, individuare i focolai con sistemi tracciamento“.

Coronavirus, il biologo Bucci sulla riapertura

Sono diverse le ipotesi sulla riapertura dopo il coronavirus: secondo Bucci la più efficace è quella di attesa dello svuotamento delle terapie intensive. La possibile classificazione e ripresa diversificata per Regione, infatti, sarebbe buona “solo se si mette in piedi la sorveglianza e si proibisce la circolazione tra le Regioni”. Quella che distingue invece le fasce d’età è inefficace: “Il rischio non dipende dall’età – ha sottolineato Bucci -, ma dall’esposizione al contagio”.

Riaprire solo agli immuni si potrebbe fare qualora “avessimo un test certificato nazionale. Quelli che ho visto non sono validati”. La riapertura di fabbriche e uffici presenta la necessita di barriere in plexigas. Inoltre, secondo Bucci, è importante tracciare “chi entra e i suoi spostamenti” con un braccialetto elettronico. Sui mezzi pubblici, infine, occorre garantire il distanziamento.

Una vita totalmente diversa, insomma. “Il virus continuerà a circolare, non sparisce da solo – ha concluso Bucci -. Si tratta di controllarlo. Più investiamo nella prevenzione, meno impatterà sul nostro stile di vita”.