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Morto di coronavirus, colleghi pasticceria fanno colletta per la famiglia

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"Lo abbiamo fatto con il cuore, era un fratello": lo racconta Chiara Appendino, che ha incontrato il titolare della Pasticceria Lupo di Torino.

L’emergenza coronavirus ha spezzato tante famiglie. Quel senso di lutto così angosciante, quella sensazione di vuoto incolmabile così pervasiva, a lungo hanno avuto la meglio sulla più spensierata serenità degli italiani. Mentre nel mondo il virus continua a uccidere e contagiare, il nostro Paese cerca di rialzarsi, consapevoli che le molte vittime non sono semplici numeri snocciolati alla rinfusa e che la crisi economica conseguente alla forzata – e prolungata – chiusura sarà pesante. Ma in mezzo a paura, diffidenza, preoccupazioni, non mancano le belle notizie. L’ultima arriva dalla pasticceria Lupo di Torino. A raccontarla è proprio il sindaco della città, Chiara Appendino. Un dipendente è stato colpito dal coronavirus ed è deceduto: i colleghi hanno così deciso di organizzare una colletta per offrire un sostegno economico alla famiglia.

Coronavirus, i colleghi organizzano una colletta

Nicola, titolare della Pasticceria Lupo, locale storico in Barriera di Milano, ha spiegato a Chiara Appendino le difficoltà della sua fase 2. La ripartenza sarà particolarmente complessa e molto dolorosa. A causa del Covid-19, un dipendente non c’è più. Per questo motivo, lui e gli altri dipendenti, hanno organizzato una colletta per aiutare la famiglia della vittima. Lo abbiamo fatto con il cuore Sindaca, per tutti noi lui era un fratello. In questo quartiere siamo cresciuti insieme”, ha confidato il titolare.

Il sindaco torinese ha commentato la vicenda di cui si è fatta portavoce con un messaggio sui social e ha espresso le difficoltà del momento.

“Lo abbiamo fatto con il cuore Sindaca, per tutti noi lui era un fratello. In questo quartiere siamo cresciuti insieme”….

Pubblicato da Chiara Appendino su Martedì 19 maggio 2020

“Non so se in 37 anni di attività abbiano mai visto un periodo così difficile, ma ho visto tanta forza e tanta voglia di ricominciare, ha fatto sapere. Tuttavia, ha poi precisato: “Non prendiamoci in giro, la fase 2 è dura: al netto degli entusiasmi e di tutto quello che di bello si può dire, significa nuove, difficili, abitudini”, ma anche “sacrosante regole sanitarie da rispettare”.

Non solo: “Significa non sapere se e quanto dovrai aspettare per entrare nel tuo negozio preferito e se i tuoi clienti avranno voglia di attendere. Però sentirmi dire “per noi essere qui ad aspettare vuol dire anche aiutare come possiamo”, mi ha riempito il cuore e mi fa pensare che tutti insieme, questo enorme patrimonio della nostra comunità possiamo preservarlo e farlo ripartire”.