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Caserta, Salvini appoggia la protesta dei secondini: i detenuti "Noi denudati e torturati"

Caserta, Salvini appoggia la protesta dei secondini: i detenuti "Noi denudati e torturati"

Torture in carcere, 44 avvisi di garanzia per gli agenti di Santa Maria Capua Vetere. Interviene anche Salvini "Occorre capire cosa è accaduto".

Forti tensioni tra gli agenti della polizia penitenziaria del carcere di Santa Maria Capua Vetere e i carabinieri del comune in provincia di Caserta, dopo l’apertura di un’inchiesta della procura sui presunti maltrattamenti e torture che sarebbero state perpetrate proprio nella casa circondariale. Sono 44 i provvedimenti notificati a carico dei secondini, avvisi di garanzia che secondo i poliziotti sarebbero stati imposti dai militari con modalità non opportune.

Torture in carcere: l’indagine

L’inchiesta vuole far luce sui presunti pestaggi avvenuti il 6 aprile nell’istituto, in relazione alla precedente protesta scoppiata nel pieno dell’emergenza sanitaria e dovuta alla mancata distribuzione di mascherine protettive. A seguito dell’indagine anche una manifestazione di dissenso esercitata dalla penitenziaria: gli agenti sono saliti sul tetto del carcere per esprimere la loro contrarietà alle misure avviate dagli organi giudiziari.

I pestaggi sono stati denunciati dai familiari dei detenuti. La procura guidata da Maria Antonietta Troncone contesta i reati di tortura, violenza privata, abuso di autorità. Durante l’operazione sono stati sequestrati i cellulari degli agenti sotto indagine. Da chiarire ancora le dinamiche e le responsabilità su quanto accaduto.

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Salvini e la protesta dei secondini

Sul tema è intervenuto anche Matteo Salvini, che fuori dall’istituto del casertano ha detto :“Se uno su mille sbaglia, paga, ma non esiste nè in cielo nè in terra venire a perquisire i poliziotti davanti ai parenti dei detenuti. Adesso vado dentro a capire. Pistole elettriche e videosorveglianza, prima arrivano e meglio è per tutti”.

Il leader della Lega cavalca dunque la protesta dei secondini, mentre dalle testimonianze di fonti vicine ai detenuti spuntano fuori storie di pestaggi e denudazioni oltre a minacce e traumi. I segni delle tumefazioni, denti rotti e le tracce delle percosse: sarebbero stati questi solo alcuni degli elementi che hanno portato Antigone, con il suo avvocato Simona Filippi, a procedere alla richiesta d’indagine da parte della procura.