> > Nembro, una messa per ricordare le 188 vittime del coronavirus

Nembro, una messa per ricordare le 188 vittime del coronavirus

La messa in ricordo delle vittime di coronavirus a Nembro

È iniziata con il ricordo di tutti i loro nomi la messa alle vittime di coronavirus di Nembro. Momenti di commozione. Intanto, proseguono le indagini.

Io mi sento diverso” dice Claudio Cancelli, sindaco di Nembro, ai cittadini riuniti nel centro sportivo Saletti con la voce rotta dalla commozione. La verità è che a Nembro la pandemia di coronavirus ha inciso una cicatrice: 188 vittime, ricordate tutte nella messa tenutasi martedì 23 giugno. 188 rintocchi a ricordare il peso della vita e della stessa sofferenza. Perché, se non si può tornare indietro, almeno si può reiterare il ricordo di tutti loro.

Una messa a Nembro in memoria delle vittime di coronavirus

La cittadinanza ha scelto un martedì di giugno per ricordare i tanti abitanti del comune lombardo scomparsi per la Covid-19. Uno a uno, i loro nomi sono stati scanditi da un silenzio pregno di memoria. I tre mesi di lockdown, la Zona Rossa, hanno influito su tutto il centro: è questo il messaggio che ha ricordato il sindaco Cancelli. Nelle sue parole, la vicinanza a tutti i cittadini prima di tutto, mista a un senso d’impotenza: “Abbiamo vissuto tutto quello che stava accadendo da soli, nelle nostre case, con il senso di colpa, la rabbia, il dolore. Ora siamo qui fisicamente vicini. Ce n’era bisogno, c’è il desiderio di ricordare chi abbiamo perso, il loro valore, consapevoli del patrimonio che ci è stato lasciato. Nel momento difficile la comunità ha saputo reagire, rimanere unita. Non dobbiamo disperdere questa ricchezza” ha detto. A presiedere la cerimonia, don Antonio Guarnieri: “La campana suona per te” ha detto, richiamando l’invito a “ricordare, riflettere, riprendere, ringraziare”.

Nembro: sospetti di ritardi?

A più riprese, il sindaco Cancelli ha espresso il suo punto di vista sulla questione tempestività di Governo e Regione Lombardia nell’istituire la Zona Rossa: “Credo che la zona rossa avrebbe dovuto essere istituita alla fine di febbraio. A marzo, quando l’Istituto Superiore di Sanità con una nota ha ritenuto ci fossero le condizioni per attuare misure restrittive come a Codogno e nel Lodigiano, la situazione era già fuori controllo. L’epidemia non era più confinata nei nostri due comuni ma era già ampiamente diffusa e quindi il provvedimento da prendere doveva essere più drastico“. Il primo cittadino di Nembro ha, in seguito, specificato che per lui il premier Giuseppe Conte ha preso una “scelta che ha ritenuto la più coerente“.

Il fascicolo che riguarda l’indagine su Alzano Lombardo e Nembro è nelle mani del procuratore di Bergamo, Maria Cristina Rota. Starà a lei rintracciare eventuali responsabilità penali o meno.