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Irregolarità sulla Sea Watch, disposto il fermo amministrativo

Sea Watch fermo amministrativo

Fermo amministrativo per la Sea Watch: irregolarità a bordo per la sicurezza e violazioni delle normative a tutela dell'ambiente marino.

La nave umanitaria Sea Watch 3, a seguito di un’ispezione a bordo da parte delle Guardia Costiera, è stata sottoposta al fermo amministrativo. I militari avrebbero riscontrato “diverse irregolarità di natura tecnica e operativa tali da compromettere non solo la sicurezza dell’unità e dell’equipaggio, ma anche delle persone che sono state e che potrebbero essere recuperate a bordo”. Alla base della decisione ci sarebbero poi anche alcune violazioni alle normative a tutela dell’ambiente marino, tutti motivi per cui l’imbarcazione che batte bandiera tedesca non potrà lasciare Porto Empedocle dove è attraccata da giorni per la quarantena dei 211 migranti sulla Moby Zazà, finché i problemi emersi non saranno chiariti.

Fermo amministrativo per Sea Watch

“Permarrà fino alla rettifica delle irregolarità rilevate in sede ispettiva e, per alcune di esse, sarà necessario l’intervento dello Stato di bandiera che detiene la responsabilità della conformità della nave rispetto alle Convenzioni internazionali e alla legislazione nazionale applicabile”, così la Guardia Costiera in una nota.

I naufraghi erano stati soccorsi dalla Ong tedesca tra il 17 e il 18 giugno, per poi essere trasferiti sulla nave-quarantena Moby Zazà di rada a Porto Empedocle, nell’agrigentino. Subito sono stati effettuati i tamponi per verificare la presenza di persone contagiate: 28 migranti sono risultati positivi al coornavirus e sono quindi stati subito separati dagli altri. Anche la nave Sea Watch, a quel punto, è stata posta in isolamento per due settimane.

La Ong ha sottolineato di aver “osservato con rigore un protocollo medico di prevenzione Covid-19 a bordo prima, durante e dopo i soccorsi”, spiegando che le persone salvate in mare avevano “trascorso ore, a volte giorni, ammassate in imbarcazioni fatiscenti”. Per poi aggiungere che quasi tutti provenissero da “periodi di confinamento o detenzione di massa in condizioni disumane in Libia, dove i contagi da Covid sono raddoppiati nelle ultime due settimane”.