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Coronavirus, Tarro: "In autunno non ci sarà una nuova ondata"

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Il punto sulla situazione del coronavirus in Italia di Giulio Tarro che esclude una nuova ondata in autunno.

In un’intervista rilasciata a Napoli Today, il virologo Giulio Tarro ha detto la sua in merito alla situazione in Italia del coronavirus sostenendo che in autunno non ci sarà la tanto temuta seconda ondata. Il virologo, primario emerito dell’Azienda Ospedaliera D. Cotugno, a sostegno della sua tesi ricorda quanto sia avvenuto in passato con la MERS, conosciuta anche come sindrome respiratoria meridionale: “La sua diffusione è stata a macchia di leopardo. Potrebbe essere anche una delle soluzioni dell’epidemia. Qualche caso ci sarà ancora, ma non sarà l’epidemia che pensavamo nè quella che dovrebbe tornare in autunno. Ora abbiamo le armi adatte: quelle personali come gli anticorpi e quelle indirette come l’immunità cellulare. Poi c’è l’antimalarico e la sieroterapia che ci tolgono da qualsiasi problema serio per il futuro”.

Coronavirus, Tarro: “Ondata in autunno? No”

Tarro ha poi parlato dello stato di avanzamento della ricerca per il vaccino del Covid-19: “Il mio maestro è stato Albert Sabin, l’inventore del vaccino antipolio. Figuriamoci, quindi, se sottovaluto l’importanza dei vaccini. Ma per alcuni virus – come credo sia per il Covid-19 – il vaccino potrebbe rivelarsi una chimera. Come è stato per il vaccino contro l’AIDS, presentato come “imminente” da quasi quarant’anni. E fanno cascare le braccia dichiarazioni come quelle del viceministro della salute secondo il quale “o continuiamo a stare fermi e chiusi in casa o ci vacciniamo tutti e ci riprendiamo le nostre vite”. O la sconcertante iniziativa del Governatore Zingaretti, visto che il vaccino per il Covid-19 non c’è, di obbligare tutti gli anziani del Lazio (pena la loro esclusione da eventi pubblici) e tutto il personale sanitario (pena il loro licenziamento) a vaccinarsi contro l’influenza. Tra l’altro, va detto che questa del Covid-19 non è una condanna biblica ma una delle tantissime epidemie che sono servite a fortificare il nostro sistema immunitario; il quale, sia detto per inciso, va a pezzi se, come delle larve, stiamo rintanati a casa e, per di più a tremare di paura per le apocalittiche sciocchezze che ci raccontano in TV”.

Per il virologo dunque un vaccino, per quanto utile, potrebbe essere un’utopia. La strada potrebbe essere invece quella dell’indebolimento del virus che, con il tempo, potrebbe trovare sempre più difficoltà a diffondersi: “L’indebolimento di un virus avviene per via di due fattori: il primo è un progressivo processo di adattamento del Sars CoV2 a noi, come ho già dichiarato in più occasioni. In secondo luogo perché ormai gran parte della popolazione italiana, avendo contratto il virus, ha sviluppato sia le IgG che l’immunità cellulare. Tutto questo, non costituendo un ambiente favorevole, obbligherà il Sars CoV2 o a indebolirsi o a scomparire. Questo vale per tutti i paesi del mondo e considerando che noi siamo adesso in estate ed altri paesi invece si trovano in inverno”.