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Multato alla guida: "Tornavo dopo 11 ore tra i pazienti Covid"

Infermiere multato

L'infermiere pensava di riuscire a guidare, ma la stanchezza ha preso il sopravvento mentre era alla guida.

Un uomo è stato multato in quanto secondo gli agenti non era abbastanza lucido per poter guidare. Si tratta di un infermiere emiliano di 31 anni che, mentre tornava a casa con la sua auto, ha avuto un colpo di sonno ed è finito fuori strada. L’uomo aveva trascorso più di undici ore in corsia tra i pazienti Covid.

Infermiere multato alla guida

L’infermiere è stato multato dopo una giornata massacrante di lavoro, della durata di 11 ore in corsia tra i pazienti Covid. L’uomo ha avuto un incidente in auto e si è trovato davanti ad un verbale delle forze dell’ordine che lo ha lasciato senza parole, in quanto è stato scritto che “il conducente del veicolo non era in grado di conservarne il controllo“. Come riportato da Il Resto del Carlino, l’incidente è avvenuto lunedì 2 novembre, di mattina, mentre l’uomo percorreva la tangenziale a Bologna dopo aver concluso il lungo turno di lavoro nel reparto Covid. La stanchezza è stata maggiore di quanto credeva e l’uomo si è ritrovato vittima di un improvviso colpo di sonno che lo ha portato a sbandare con l’auto.

Nell’impatto ha urtato anche un altro veicolo ma per fortuna nessuno è rimasto ferito. Sul posto è arrivata subito la volante, che dopo aver ascoltato la sua confessione hanno decido di multarlo con una sanzione di 84 euro. “Mortificato ha dichiarato subito di essersi addormentato al volante e quindi sanzionato perché troppo stanco. Eppure non sono intervenuti i sanitari che accertassero le sue condizioni psicofisiche” ha spiegato il compagno dell’infermiere, rivelando che il 31enne ha deciso di continuare a lavorare anche senza l’auto. Per questo si è chiesto quando la politica si occuperà “in concreto dei professionisti e delle professioniste ridotti a numeri che operano in condizioni disumane?“. Il compagno ha voluto denunciare che non è possibile “tollerare turni di 11 ore chiusi a soffocare di sudore in uno scafandro“.