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Covid, D'Arpino: "Usiamo un farmaco anti Ebola"

Farmaco Covid

Le parole del direttore della farmacia del Santa Maria della Misericordia e vice presidente nazionale del Sifo.

Il ruolo della farmacia interna di un ospedale è molto importante, perché tutto passa da lì, dalle mascherine, ai guanti fino ad arrivare ai medicinali contro il Covid. La farmacia interna è ormai un punto di osservazione molto importante per riuscire a capire come combattere contro il virus. Alessandro D’Arpino, direttore della farmacia del Santa Maria della Misericordia e vice presidente nazionale del Sito, Società italiana di farmacia ospedaliera, ha parlato della pandemia in un’intervista per Il Messaggero.

D’Arpino sul Covid

D’Arpino ha spiegato che durante la prima ondata eravamo impreparati su due fronti, mentre ora siamo indietro solo su uno. Questo significa che ora c’è meno carenza di materiale e di conseguenza, pur rispettando il Codice degli appalti, si ha un po’ più di elasticità su quel fronte. In questo momento c’è stata una grande richiesta di guanti, che ha mandato gli ospedali in difficoltà. Per questo è stato chiesto al personale, come ha spiegato il dottore, di limitarne l’uso solo dove c’era un’evidenza utile secondo le linee guida. Un ospedale come quello di Perugia, nei periodi di picco, è arrivato ad usare anche un milione e mezzo di guanti al mese, così come ogni mese si usano migliaia di flaconi di gel disinfettante da mezzo litro. “L’emergenza ci ha portato a gestire in maniera diversa gli approvvigionamenti” ha spiegato D’Arpino. “La prima ondata è stata caratterizzata dalla spinta alla sperimentazione clinica. Il virus era praticamente sconosciuto e questo ha stimolato i clinici a mettere in piedi protocolli di sperimentazione sotto il coordinamento dell’Aifa. All’inizio si è puntato sull’idrossiclorochina, un trattamento che oggi non si usa più. E si è virato, per esempio, sul remdesivir, un medicinale nato per combattere l’Ebola e che nella prima fase si somministrava solo per uso compassionevole a chi era intubato” ha spiegato il dottore.

Gli è stato chiesto, inoltre, quanto arriva a costare per un ospedale combattere il Covid-19. “Dal semplice punto di vista della quantità del farmaco non tanto. Per curare altre malattie i farmaci costano molto di più, pensiamo agli antitumorali. Poi sono i numeri dei pazienti trattati che possono fare la differenza. Però, giusto per fare un esempio, un paziente in immunoterapia per un carcinoma al polmone può costare tra i 40-50 mila euro a ciclo. I medicinali usati per il Covid-19 costano molto, ma molto meno. Anche se può esserci un problema, visto il numero dei pazienti, di sostenibilità della diagnostica, dal tampone alle Tac. Più difficile, piuttosto, tamponare la mancanza di offerta per le altre patologie” ha risposto D’Arpino. “Abbiamo trasformato i farmaci solidi in liquidi per i pazienti intubati, con interventi personalizzati. Per esempio l’antivirale che era solo in compresse l’abbiamo somministrato come sciroppo” ha aggiunto il direttore, spiegando che durante la prima ondata hanno dovuto lavorare con l’attività galenica.