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Dipendenti della Regione Calabria assenteisti: 7 fermi

Dipendenti

Sette dipendenti della Regione Calabria, del comune di Cosenza sono stati accusati per assenteismo e per questo dovranno pagare le conseguenze. L'accusa è di truffa aggravata, poiché,  aiutati da alcuni colleghi, volutamente si allontanavano dal proprio posto di lavoro, senza però rispettare né...

Sette dipendenti della Regione Calabria, del comune di Cosenza sono stati accusati per assenteismo e per questo dovranno pagare le conseguenze. L’accusa è di truffa aggravata, poiché, aiutati da alcuni colleghi, volutamente si allontanavano dal proprio posto di lavoro, senza però rispettare né gli orari pattuiti dal contratto, né la prassi ordinaria della timbratura del badge. Ai sette chiamati in causa è stato notificato un obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria ciascuno. Tali provvedimenti sono stati ordinati dalla Procura della Repubblica, che ha portato avanti tutta l’inchiesta con a capo il procuratore Mario Spagnuolo, la procura è stata supportata dalla Gip, che ha emesso tali misure. Il merito della scoperta di queste attività ben poco lecite va ai militari del Nucleo di Polizia tributaria, che, con dinamismo e risolutezza, sono riusciti a smascherare gli impostori. La Guardia di Finanza, intervenuta nelle indagini, a seguito delle prove portate, ha confermato le manovre illegali dei sette dipendenti.

Manovre dei dipendenti per la truffa

La truffa aggravata, portatrice di danni alla regione, è stata realizzata facendo certificare la presenza dei singoli impiegati sul luogo di lavoro, anche se questi si allontanavano dalla propria attività, senza alcuna autorizzazione. Tutto ciò è stato reso possibile grazie ad entrate e uscite in orari non stabiliti dal contratto, omissione della timbratura del badge e anche grazie all’aiuto di colleghi, che collaboravano per far risultare gli accusati presenti. Fatto questo, i dipendenti andavano al bar, a casa propria o a svolgere commissioni personali, tutto in orario lavorativo.

Le indagini

La procura della Repubblica di Cosenza ha lavorato insieme ai militari della Polizia per scoprire la verità: sono state utilizzate tutte le armi a loro disposizione, da appostamenti a pedinamenti, con una attività di investigazione a tutti gli effetti. Ma ciò che ha permesso di avere prove molto più concrete, e quindi di procedere nell’indagine, è stata l’installazione di microtelecamere poste in luoghi nascosti, che riprendevano e incastravano attività illecite, quali timbrature e uscite o entrate anomale.

Non sono nuove notizie di questo tipo, per tutto il 2017, ma anche negli anni prima, abbiamo sentito parlare di dipendenti del comune che si reputavano “più furbi” di altri e agivano sempre con le stesse modalità e che alla fine venivano sempre scoperti. In questa vicenda abbiamo due aspetti, uno positivo e l’altro negativo: per quanto riguarda il primo, bisogna senza alcun dubbio riconoscere l’efficienza e il rigore delle forze dell’ordine nel raccogliere e presentare prove. L’altra faccia della medaglia, sta nella noncuranza riservata a certi atteggiamenti che di sicuro apparivano sospetti e anzi nella collaborazione da parte di personale pubblico stesso in azioni che, oltre ad essere ovviamente illegali, creano e lasciano tutt’ora un debito pubblico, che di certo non giova né all’economia della regione, né a quella dello stato.