> > Droga a Bologna, indagata anche la famiglia a cui citofonò Salvini

Droga a Bologna, indagata anche la famiglia a cui citofonò Salvini

Matteo Salvini al citofono

Una faccenda di droga ed omicidio a Bologna sfocia in un'operazione nella quale viene indagata anche la famiglia a cui citofonò Salvini

Operazione antidroga a Bologna, indagata anche la famiglia a cui citofonò Matteo Salvini durante la campagna elettorale per le regionali del 2020. In quelle circostanze il leader della Lega aveva chiesto ad un giovane se spacciasse e i suoi familiari sono incappati nel blitz che il 26 maggio era stato messo in atto al quartiere Pilastro. Salvini venne ripreso dalle telecamere e in diretta Facebook chiese: “Scusi, lei spaccia?”. Da quell’episodio era scaturita una polemica che aveva portato Salvini anche a dichiarare di essersi pentito di qual che aveva fatto, sia pur dopo che un gip lo aveva prosciolto dal reato di diffamazione. 

Indagata la famiglia a cui citofonò Salvini

Poi è arrivato il maxi raid della Polizia nel quartiere Pilastro di Bologna nel corso del quale sono state arrestate venticinque persone in tutto. Le indagini erano scaturite da un omicidio del 2019 ed avrebbero accertato che dietro quell’omicidio c’erano faccende di droga. Dal canto loro gli investigatori si erano concentrati su alcune famiglie e fra quelle famiglie era emerso che c’era anche quella “attenzionata” da Salvini nel 2020. La novità non è poi così “nuova”: un anno fa i genitori del giovane preso di mira da Salvini erano stati arrestati.

Il leader leghista: “Il tempo è galantuomo”

Poi il 26 maggio il padre del ragazzo, 61enne di origini tunisine, è finito in custodia cautelare in carcere, la moglie è indagata, uno dei figli è agli arresti domiciliari e l’altro al momento è latitante. Neanche a dirlo, il leader della Lega ha festeggiato la notizia spiegando: “La sinistra aveva difeso la famigliola di origini tunisine, accusando il sottoscritto, il tempo è galantuomo“.