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Ecco perché la variante indiana in Svizzera è un problema anche per l’Italia

Immagine elaborata del coronavirus

Ecco perché la variante indiana in Svizzera è un problema anche per l’Italia: le sue caratteristiche potrebbero trovare terreno fertile nel nostro paese

Ecco perché la variante indiana in Svizzera è un problema anche per l’Italia dopo l’annuncio ufficiale delle autorità elvetiche. Il tweet dell’Ufficio federale della sanità pubblica era stato inequivocabile: “Il primo caso della variante indiana del Covid-19 è stato scoperto in Svizzera”. Ma, al di là delle caratteristiche della specifica variante e della sua incidenza potenziale sulla popolazione dei cantoni, in che modo la presenza del “ceppo” indiano del covid può provocare problemi in Italia? Per capire quale legame possa determinarsi bisogna partire da cosa fa la sequenza denominata B.1.617che sta già mettendo in ginocchio l’India. La sua tripla mutazione combinata in altrettanti ceppi vive sotto il forte sospetto che possa essere più resistente ai vaccini.

Variante indiana in Svizzera e Italia: i problemi

Il che mette automaticamente in allarme quei paesi dove la campagna vaccinale è a regime da poco tempo o si siano avvalsi della doppia inoculazione in due step con immunità parziale, cioè l’Italia. A questo dato va aggiunto quello della vicinanza fra i due paesi, non solo geografica, ma in termini di contiguità. I frontalieri, i lavoratori cioè che ogni giorno valicano il confine fra i due paesi per questioni di lavoro e che sono stati recentemente autorizzati di nuovo ad agire da un referendum, possono essere veicolo inconsapevole di contagio. Insomma, il mix c’è tutto.

Il parere di Pregliasco: “Massima attenzione”

Dell’importanza di isolare la variante indiana ha parlato il virologo dell’Università di Milano Fabrizio Pregliasco. “Qualche altro era stato già individuato in Italia per la prima volta a Firenze il 10 marzo scorso. Essa richiede massima attenzione e una capacità di individuarla per capire e approfondire le caratteristiche che presenta, cioè quanto può essere più contagiosa e se scappa un po’ dai vaccini”. Pregliasco ha poi spiegato che “purtroppo le varianti ci terranno compagnia anche più avanti, soprattutto quando il virus si troverà in difficoltà con le vaccinazioni, continuando per questo a sperimentare mutazioni. E per questo bisognerà fare richiami con vaccini aggiornati in base alle varianti”.

Clementi e i vaccini modificabili

Anche Massimo Clementi, direttore del Laboratorio di microbiologia e virologia dell’ospedale San Raffaele di Milano e docente dell’università Vita-Salute, ha espresso la sua opinione, ma su una direttrice decisamente più cauta: per lui la buona notizia è che i vaccini anti-Covid si possono modificare come si fa col virus dell’influenza. E da un punto di vista dei provvedimenti dell’esecutivo per resettare il rischio specifico? Questa mattina il ministro della Salute Roberto Speranza ha annunciato di aver firmato una ordinanza che però riguarda l’India, non il potenziale “bouquet” della Svizzera, anche se il blocco dei voli è tutt’ora in valutazione.

L’ordinanza di Speranza per l’India

Con essa si fa divieto di ingresso in Italia a chi negli ultimi 14 giorni è stato in India. Speranza lo ha scritto sul suo profilo Facebook: “Ho firmato una nuova ordinanza che vieta l’ingresso in Italia a chi negli ultimi 14 giorni è stato in India. I residenti in Italia potranno rientrare con tampone in partenza e all’arrivo e con obbligo di quarantena. Chiunque sia stato in India negli ultimi 14 giorni e si trovi già nel nostro Paese è tenuto a sottoporsi a tampone contattando i dipartimenti di prevenzione. I nostri scienziati sono al lavoro per studiare la nuova variante indiana. Non possiamo abbassare la guardia. Venerdì è stato il giorno record per casi a livello mondiale con 893.000 positivi di cui 346.000 proprio in India”.