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Erdogan accusa l'Occidente: "Siete dalla parte dei terroristi"

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"Siete dalla parte dei terroristi", l'ultimo attacco del presidente turco Erdogan ai Paesi della Nato e dell'Unione europea. Ultimatum ai curdi.

Recep Tayyip Erdogan torna ad attaccare i Paesi della Nato e dell’Unione europea con l’accusa di sostenere i combattenti curdi, visti dalla capitale – Ankara – come terroristi. Ultimatum anche alle truppe curde, che avverte incitandole a completare il ritiro delle forze armate, o: “Non ci sarà alcuna estensione della tregua”.

L’accusa di Erdogan all’Occidente

Parla Recep Tayyip Erdogan, di nuovo, fedele ai propri toni minacciosi e ai soliti interessati. Il presidente turco si rivolge ai Paesi della Nato e i Paesi dell’Unione europea, in un nuovo attacco dove li accusa pubblicamente di schierarsi dalla parte dei combattenti curdi, ritenuti terroristi: “Riuscite a crederci? Tutto l’Occidente si è schierato con i terroristi e ci ha attaccato”, afferma Erdogan denunciando l’isolamento della capitale, Ankara. Una posizione molto differente da quella dei Paesi Occidentali, che vedono nei curdi il popolo che più di tutti ha aiutato nella violentissima guerra contro l’ISIS e gli jihadisti. Parole che si sommano a quelle pronunciate all’inizio della nuova operazione militare chiamata “Fonte di pace“, ma che dove la pace si fatica a trovare: “Se l’Unione europea non la smetterà di contestare l’operazione militare turca in Siria, Ankara aprirà le frontiere e lascerà che i rifugiati siriani riprendano la loro strada verso l’Europa”. A tal proposito era intervenuto il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che in merito all’attacco turco contro le milizie curde aveva dichiarato: “Azioni unilaterali rischiano solo di pregiudicare i risultati raggiunti nella lotta contro la minaccia terroristica, a cui l’Italia ha dato un significativo contributo nell’ambito della Coalizione anti-Daesh e destabilizzare la situazione sul terreno”.

Une tregua agli sgoccioli

La tensione è forte e palpabile anche tra i corridoi italiani, dove una scintilla era vibrata a seguito della telefonata tra il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ed Erdogan, invitato a fermarsi e interrompere ogni iniziativa militare. Il presidente turco era apparso invece più morbido dopo il monito degli Stati Uniti, arrivati a minacciarlo di pesanti sanzioni economiche al Paese, e quasi costretto ad accettare la proposta arrivata oltre manica che vedeva uno stop di cinque giorni delle operazioni militari nel Nord-Est della Siria, per dar il tempo alle milizie curde di lasciare le zone colpite dal conflitto. Un accordo visto da molti come una vittoria per Ankara, accaparratasi quindi una “safe zone” senza combattenti curdi in territorio siriano. Ma la tregua – inattesa – è fragile, e ora che il tempo restante per il ritiro delle truppe diminuisce velocemente, Erdogan ritrova la voce, tornando a minacciare: “Se non si completerà entro domani sera il ritiro delle milizie curde dalla zona di sicurezza turca nel nordest della Siria, non ci sarà alcuna estensione della tregua”.