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Coronavirus, 55 nuovi casi a Tokyo: è paura seconda ondata in Giappone

In Giappone si teme una seconda ondata di coronavirus

Cinquantacinque nuovi contagi a Tokyo e un aumento in tutto il Paese: il Giappone teme il ritorno dell'epidemia e si prepara a un nuovo lockdown.

Mercoledì 24 giugno, il Tokyo ha registrato 55 nuovi casi postivi: il Giappone è in allerta e teme una seconda ondata di coronavirus in futuro. Gli esperti, infatti, non hanno nascosto la preoccupazione per l’escalation dei positivi.

Il coronavirus a Tokyo: timore seconda ondata?

Gli esperti nipponici sono chiari: gli ultimi sviluppi dell’epidemia fanno pensare che ci si sta avviando a una seconda ondata. Questo, nonostante per tutto il mese di maggio si sia avuto un trend in diminuzione dei postivi. Gli scienziati sono stati chiari: i casi hanno preso a risalire con l’allentamento dello stato d’emergenza, con effetti collaterali come la caduta delle restrizioni sui viaggi. Già i primi di giugno, il Rainbow Bridge di Tokyo, caratteristico per le sue luci arcobaleno, era tornato ad illuminarsi di rosso per la paura di una nuova emergenza. La governatrice della prefettura nipponica, Yuriko Koike aveva invitato i cittadini alla cautela: “Chiediamo ai residenti di prestare molta attenzione soprattutto nei luoghi al chiuso e in quelli affollati” aveva esortato in una conferenza stampa.

Il Giappone si prepara un nuovo lockdown

Gli esperti avevano già messo in conto che gli infetti sarebbero risaliti. Ora, dopo la fine dello stato d’emergenza, nel Paese del Sol Levante ritorna il timore di una nuova quarantena. I numeri parlano chiaro: i primi di giugno erano 34 le persone risultate positive alla Covid-19. Oggi, a livello nazionale, si conanto 18.034 casi e 965 decessi complessivi. Solo la prefettura di Tokyo conta circa 6mila infezioni.

Intervistato dai media il 1 giugno, Shigeru Omi, parte della task force sanitaria nipponica, aveva ammesso: “Data la natura di questo virus, in questo momento è impossibile ridurre il livello di trasmissione a zero. Eppure, dopo i casi di Tokyo e centri come Fukuoka, la paura di ripartire da capo è una questione nazionale.