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In Russia è polemica per il gelato arcobaleno: "Diffonde valori Lgbt"

Gelato arcobaleno ritirato in Russia

Il gelato arcobaleno ritirato dal mercato per "propaganda di valori omosessuali". L'azienda si difende: "Sosteniamo il Presidente".

C’è chi, in Spagna, invia messaggi volutamente provocatori a chi vuole gustare un bel ghiacciolo a forma di pene, e chi invece, in Russia, ritira dal mercato il gelato arcobaleno accusati di “propaganda di valori omosessuali“. Si tratta di Rainbow, il nuovo prodotto commercializzato dall’azienda russa Chistaya Liniya che è finito nel fuoco incrociato del Consiglio Generale del partito Russia Unita. Il motivo? “L’azienda che commercia questo gelato color arcobaleno potrebbe voler avvicinare i giovani alla bandiera simbolo della comunità Lgbtq” addita Ekaterina Lakhova, membro del Consiglio e dichiaratamente filo Putin. A poche settimane dal suicidio della trentenne attivista Lgbt Sara Hijazi, altro scossone all’interno della comunità Lgbtq.

Russia, gelato arcobaleno ritirato dal mercato

In Russia diffondere i valori Lgbt è considerato un reato di propaganda punibile fino a 500,000 rubli (poco più di 6.000 euro). Ma non è solo l’aspetto penale-amministrativo a pregiudicare la vita della comunità omosessuale, bensì quello sociale e culturale: basti pensare alle ripercussioni dell’omicidio dell’attivista per i diritti della comunità Lgbt Yelena Grigoriyeva nel luglio 2019 che portarono a proteste in tutto il Paese.

La Russia di Putin usa il pugno duro soprattutto quando qualcuno cerca (o è accusato di cercare) di veicolare i valori delle famiglie arcobaleno attraverso tutti i mezzi accessibili ai minori, da qui la forte presa di posizione del Consiglio. Il marchio produttore si difende così:”Crediamo che l’arcobaleno sia la luce del sole dopo la pioggia, non la bandiera della comunità omosessuale” e aggiunge che l’azienda “sostiene il suo Presidente e la famiglia tradizionale“. Lo stesso Vladimir Putin è dovuto intervenuto sulla vicenda per agevolare il lavoro di Russia Unita: “Se ci sono ragioni per credere che questa sia propaganda per valori non tradizionali” ha sentenziato il capo del Cremlino “allora dovrà essere gestita, ma non in modo aggressivo“.