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Recovery Fund, niente accordo al primo giro di boa

Consiglio europeo senza accordo sul Recovery Fund

Inauguratosi ieri 17 luglio, il Consiglio Europeo deve già registrare opposizioni molto distanti sul piano del Recovery Fund.

Il primo round del Consiglio Europeo inauguratosi ieri 17 luglio racconta del fallimento negoziati e di una distanza tra i 27 ancora difficile da colmare per quanto riguarda il dibattito Recovery Fund. Sin da ora si delineano due grandi blocchi: da una parte una sorta di Triplice Alleanza formata da Italia, Spagna e Francia – il premier italiano aveva definito “proficuo” l’incontro con Macron – che non vogliono freni sull’utilizzo dei fondi d’emergenza, dall’altra l’asse Olanda – Austria integerrimi sul controllo della governance europea (gli olandesi) sulle sovvenzioni e soprattutto sui 500 miliardi a fondo perduto (gli austriaci).

Recovery Fund, Paesi distanti

Strada in salita sul Recovery Fund, la giornata di ieri non ha rischiarato le idee a nessuno, dunque. I Paesi membri sono giunti a quest’incontro dopo molti mesi di lockdown ed ognuno pronto a difendere a denti stretti gli interessi dei propri cittadini, i quali hanno vissuto emergenze opposte. Come riferiscono fonti interne, non sono bastate 13 ore di incontro a spodestare i più agguerriti dalla rispettive posizioni ed anche la distanza -di proposte come quella fisica – non agevole le trattative. “La tua proposta sulla governance del Recovery Fund è incompatibile con i trattati e impraticabile sul piano politico” è il duro attacco di Giuseppe Conte al veto politico sui fondi d’emergenza avanzata dal premier olandese Rutte, che risponde picche: “Questa è una situazione eccezionale che richiede una solidarietà eccezionale, per la quale si possono trovare soluzioni straordinarie. Occorre essere creativi“.

“Freno d’emergenza” ai fondi

Così il presidente del consiglio europeo Charles Michel, sempre nel pomeriggio di ieri, si riunisce con la Merkel, Macron e Von der Leyen per lanciare una proposta innovativa, nel tentativo di buttare acqua sul fuoco e dissipare la tempesta sulla governance sul Recovery Fund prima di passare al nodo sulle cifre del maxi finanziamento ai paesi maggiormente colpiti dal Covid. L’idea di Michel è la prerogativa in seno ai paesi membri di ricorrere ad un freno d’emergenza sui pagamenti del Recovery Fund quando il consenso dovesse scemare. “Una proposta non spendibile” la definisce Conte, e parte con la controproposta italiana affinché l’erogazione dei 750 miliardi del Recovery Fund non venga ostacolata da chicchessia: la commissione valuterà i piani di riforma che i singoli paesi presenteranno nell’accesso ai fondi, e larghi poteri alla Commissione di fare interventi ad hoc. Ma il cancelliere austriaco Kurz frena: no secco ai 500 miliardi di aiuti, per non creare “un’Unione dei debiti a lungo termine“.

Siamo disponibili a entrare nella logica di revisione di qualche dettaglio” ha ribattuto Conte, aggiungendo: “Non siamo assolutamente disponibili ad accettare una soluzione di compromesso che alteri non solo l’equilibrio tra le istituzioni europee ma anche l’ambizione per quanto riguarda l’ammontare dell’intervento del Recovery e il bilanciamento e l’equilibrio interno tra sussidi e prestiti“.