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Una tremenda esplosione è avvenuta a Beirut, in Libano, nel tardo pomeriggio del 4 agosto, causando un bilancio provvisorio di più di 100 morti oltre 4.000 feriti tra cui anche due militari italiani non in gravi condizioni. Secondo quanto affermato dal ministro dell’Interno, le cause sarebbero da ricondurre ad un deposito di 2.750 tonnellate di nitrato di ammonio presente nel porto cittadino confiscato da una nave un anno prima. Data la situazione, il Consiglio nazionale di Difesa ha decretato lo stato di emergenza nella capitale libanese per due settimane. Nella giornata di martedì 5 agosto arriva l’allarme delle autorità locali: aria tossica.
Il bilancio provvisorio
Secondo quanto riferito dalla Croce Rossa libanese il bilancio dei morti è salito a più di 100 mentre i feriti sono oltre 4mila. I soccorritori hanno lavorato per tutta la notte. Le deflagrazioni sono state udite anche a Nicosia (Cipro), a 240 chilometri.
Beirut, aria tossica
Nella giornata del 5 agosto il ministro della salute libanese Hamad Hasan consiglia a chiunque possa di andare via da Beirut. Citato da fonti locali, infatti, l’autorità libanese afferma che materiali pericolosi sprigionatisi nell’aria dopo le deflagrazioni potrebbero avere effetti a lungo termine mortali. “Aria tossica, chi può lasci la città”.
Libano, esplosione a Beirut
Sono centinaia le immagini e i video circolati sui social network che mostrano la zona portuale della capitale libanese completamente devastata dall’onda d’urto dell’esplosione. Lo scenario appare infatti simile a quello di un bombardamento, con automobili ed edifici distrutti e una distesa di polvere che ricopre ogni cosa e che impedisce di vedere a pochi metri di distanza.
Sul posto sono immediatamente intervenuti i vigili del fuoco e gli operatori sanitari al fine di trarre in salvo le decine di persone rimaste ferite e per spegnere gli incendi generatisi a seguito dell’esplosione. I primi bilanci provvisori mettono in luce una situazione disastrosa tanto che il governo ha chiesto aiuti ai paesi confinanti e la Croce Rossa ha fatto appelli per la donazione di sangue.
#aftermath Rescaldo da explosão em #Beirut #beirutexplosion pic.twitter.com/8MzVIykBXx
— Miguel Reis (@rocovargas) August 4, 2020
Ad essere colpito e gravemente danneggiato anche il quartier generale dell’ex primo ministro libanese Saad Hariri, dimessosi lo scorso gennaio a seguito delle proteste che hanno infiammato il paese alla fine del 2019. Le prime informazioni giunte nei minuti immediatamente successivi all’esplosione parlavano di un iniziale incendio sviluppatosi in una fabbrica di fuochi d’artificio, che si sarebbe poi esteso all’adiacente deposito di nitrato di ammonio provocando la deflagrazione finale.
Nel disastro è stato inoltre raso al suolo quello che era il secondo più grande deposito di grano e farina del Libano, una circostanza che potrebbe aver contribuito ad intensificare gli effetti dell’esplosione considerando l’elevata infiammabilità di sostanze volatili come possono essere appunto le farine.
Lebanon right now pic.twitter.com/9UG7FwxlNT
— تيا ? (@garshouni) August 4, 2020
Un uomo intervistato nei pressi dell’epicentro afferma di avere visto con i suoi occhi un missile colpire la struttura. Sono tuttavia informazioni da trattare con estrema cautela e che non possono essere date per certe.
Footage from the massive explosion in Beirut Port, Lebanon pic.twitter.com/bdvzrS05Qf
— Beirut Today (@bey_today) August 4, 2020
