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Libia, al-Serraj annuncia le dimissioni a fine ottobre

al-serraj annuncia le dimissioni

Al-Serraj darà le dimissioni alla fine del prossimo mese. Nel Paese intanto proseguono i tentativi per porre termine al conflitto.

Il premier libico Fayez al-Serraj ha annunciato nella giornata del 16 settembre, in un messaggio televisivo, la sua intenzione di dare le dimissioni e cedere i propri poteri ad un nuovo esecutivo entro la fine del prossimo mese. La notizia è arrivata mentre sono in corso colloqui di pace tra le fazioni in lotta, per porre fine ad una situazione di caos e anarchia che dura dalla caduta di Muhammar Gheddafi nel 2011: a fine agosto scorso le parti in conflitto avevano raggiunto un accordo per tenere nuove elezioni entro 18 mesi e per la nomina di un nuovo governo.

Al-Serraj annuncia le dimissioni

Probabilmente, l’ultima uscita internazionale di al-Serraj nella veste di premier avverrà il prossimo 5 ottobre, in occasione del summit online sulla Libia promosso dall’ONU e dal governo tedesco: come confermato dalla Deutsche Press, si tratterà di un vertice tra il Segretario Generale Guterres e i leader e i ministri degli Esteri delle parti in lotta, alla presenza dei rappresentanti di USA, Cina, Gran Bretagna, Francia, Germania, Italia, Turchia, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Algeria, nonchè dell’Ue, della Lega Araba e dell’Unione Africana.

La crisi libica

Serraj, 60 anni, nel marzo 2016 era stato nominato Primo Ministro del Governo di Accordo Nazionale (GNA), unica autorità libica riconosciuta dall’Onu, alla quale si contrappone l’Esercito Nazionale Libico (LNA) del generale Khalifa Haftar, che controlla l’est del Paese e vari territori nel sud, e che gode dell’appoggio di Egitto, Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita (e indirettamente della Russia). L’ingerenza di potenze straniere nello scacchiere libico (Serraj al canto suo ha il sostegno politico e militare di Recep Tayyp Erdogan e del Qatar), ha ben presto trasformato la guerra civile libica in una guerra per procura intestina al mondo arabo-sunnita. In ballo non c’è solo l’egemonia sul Medio Oriente, che vede sfidarsi principalemente Turchia e Arabia Saudita, ma anche le ingenti risorse energetiche della Libia, su cui punta Ankara ma che interessano anche il Cairo.