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Elezioni Usa: Trump vuole il riconteggio, ma in quali stati può chiederlo?

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Il presidente uscente Donald Trump è risoluto nell'ottenere il riconteggio dei voti negli stati chiave: ma in quali gli è consentito chiederlo?

Nonostante l’investitura presidenziale fatta a Joe Biden da parte dei media statunitensi, Donald Trump non sembra essere intenzionato a mollare la presa dalla Casa Bianca ed è ormai certo che nei prossimi giorni chiederà un riconteggio dei voti negli stati chiave in cui lo scarto tra il lui e Biden è di pochi voti. Ciascuno stato ha però regole diverse tramite le quali è possibile ottenere il riconteggio, che se effettuato dovrebbe terminare al massimo entro l’8 dicembre, cioè la data entro cui gli stati hanno l’obbligo di dirimere ogni controversia relativa alle elezioni di modo che il successivo 14 dicembre i grandi elettori possano riunirsi per nominare il prossimo presidente.

Riconteggio, dove lo potrà chiedere Trump?

Tra gli stati dove Trump è deciso a chiedere una nuova conta dei voti c’è ovviamente la Pennsylvania, territorio che nel 2016 fu decisivo per la sua vittoria contro Hillary Clinton ma che in queste elezioni del 2020 ha dato la sua preferenza a Joe Biden. Secondo la legge in vigore nello stato il riconteggio dei voti avviene automaticamente entro il 12 novembre se il candidato vincitore ha prevalso con un margine pari o inferiore allo 0,5% dei voti; esattamente la percentuale raggiunta da Biden, anche se al momento mancano ancora alcune schede da scrutinare che potrebbero innalzare ulteriormente la soglia.

Scrutini ancora indietro anche nel Wisconsin, dove la legge consente di chiedere un riconteggio entro 13 giorni se il margine di vittoria è pari o inferiore all’1% dei voti. In questo caso Biden si trova con un margine di voti su Trump pari allo o,6%, anche se mancano ancora i voti di diverse contee. Situazione analoga in Arizona, dove anche qui il margine di cui la legge statale tiene conto è dell’1%. Un’eventuale richiesta di Trump in questo caso però dovrebbe non essere accolta dato che con il 90% di schede scrutinate l’attuale vantaggio di Biden è dell’1,5%.

Nello stato del Michigan il riconteggio è invece automatico se scarto tra i due candidati è pari o inferiore ai 2mila voti, anche se in questo caso il vantaggio di Biden su Trump è di 146mila voti, pari al 3%. Tuttavia il candidato sconfitto può ugualmente chiedere una nuova conta se sostiene di essere stato vittima di una frode, ma è costretto a pagare di tasca propria le spese per un nuovo scrutinio: spese che verranno rimborsate se il risultato dovesse essere ribaltato. Una procedura simile è in vigore anche in Nevada, dove colui che chiede il riconteggio entro tre giorni lavorativi deve sostenerne le spese. Attualmente il vantaggio di Biden in Nevada è di 22mila voti, l’1,77%.

Il caso della Georgia

In quasi tutti i casi si tratta di ampi scarti di voti, che difficilmente potrebbero essere colmati anche con un eventuale riconteggio come ha dichiarato anche il politologo americano Nate Silver, secondo il quale i nuovi scrutini: “Possono solitamente spostare il risultato quando lo scarto è di centinaia, a volte migliaia di voti: non decine di migliaia”. L’unico caso in cui effettivamente potrebbe esserci un ribaltamento in caso di riconteggio è quello della Georgia, dove attualmente il margine tra Biden e Trump è di appena 1.097 voti, pari allo 0,1%.