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Russia, uccide il figlio con una padellata e lo fa a pezzi

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Lyudmila R, 63 anni, è accusata del brutale omicidio del figlio, ma ha evitato il carcere per i maltrattamenti subiti: "Ha tentato di stuprarmi".

Una donna di 63 anni, madre e nonna, ha ucciso e smembrato il figlio 42enne, dopo averlo colpito alla testa con una padella e aver fatto a pezzi il corpo con una motosega. A lanciare l’allarme, i vicini, che sentivano un odore acre provenire dall’abitazione della donna. Tuttavia questa non sconterà la pena in carcere: il figlio ne abusava, e una volta ha provato perfino a stuprarla.

Uccide il figlio “tiranno”

Lyudmila R, una donna 63enne russa, ha deciso di uccidere il suo stesso figlio poiché da tempo era costretta a subire il suo atteggiamento tirannico. La vittima dell’omicidio, di 42 anni, aveva problemi con l’acol, e, come Lyudmila stessa è riuscita a dimostrare dopo l’omicidio da lei compiuto, la sottoponeva a estreme violenze fisiche e psicologiche.

Come riportato dal Daily Mail, a far perdere ogni tolleranza alla madre verso il proprio figlio e i suoi comportamenti malati sarebbe stata la tentata violenza sessuale da cui la donna ha dovuto difendersi. Il 42enne, ubriaco, l’avrebbe confusa per la ex moglie e ha così tentato di avere un rapporto sessuale con la sua stessa madre. La donna ha provato a chiedere protezione alla polizia in diverse occasioni, ma gli agenti si erano limitati a parlare col figlio.

Prova a stuprarla, la madre lo fa a pezzi

A lanciare l’allarme sono stati i vicini, i quali sentivano da giorni un forte odore provenire dalle proprietà di Lyudmila. Arrivata la polizia, gli agenti hanno trovato i pezzi del corpo del figlio dentro dei sacchi della spazzatura. La donna si è giustificata sostenendo fossero resti di carne di orso, trofei di caccia, ma dopo 3 ore di “storie senza senso”, si è convinta a confessare: l’ha ucciso con una padellata alla testa, pugnalando più volte il corpo e smembrandolo con una sega elettrica in più di 70 pezzi. L’uomo è stato anche evirato. Il figlio, dopo essere tornato a vivere dalla madre in seguito alla separazione dalla moglie, le rendeva la vita “un inferno“.

Grazie alla sua versione dei fatti, e aver provato il regime di violenza tossica che Lyudmila stava vivendo a causa del figlio, questa non è stata condannata a scontare alcuna pena in carcere. Tuttavia, non potrà lasciare il suo paese in Russia per 23 mesi.