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Stirpe: riforma degli ammortizzatori, urge ridare peso al lavoro

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Non c'è dubbio che non si possa proseguire all'infinito con il blocco dei licenziamenti e la cassa integrazione

Lunedì della prossima settimana Maurizio Stirpe, Vice Presidente per il Lavoro e le Relazioni Industriali, presenterà al Ministro del Lavoro Catalfo le proposte di Confindustria per definire un nuovo modello di tutele per chi perde il lavoro e per rendere veramente efficaci gli strumenti per trovare una nuova occupazione.

“Non bisogna più mettere al centro il posto di lavoro, ma prendersi cura dei lavoratori, delle imprese e delle persone. E quindi certamente assicurare un sostegno al reddito a chi perde l’occupazione, ma contestualmente attivare un sistema di formazione finalizzato al reimpiego. Questo garantirebbe anche una maggiore equità al sistema, sia per i lavoratori che per le imprese. La spesa per le politiche del lavoro deve essere riequilibrata. Attualmente circa 30 miliardi all’anno sono quasi interamente dedicati alle politiche passive.” Così Stirpe in un’intervista al Sole24Ore traccia la visione di Confindustria per un’efficace riforma degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive del lavoro. Nel delineare una nuova struttura per gli ammortizzatori sociali, “immaginiamo alcuni pilastri fondamentali.

Innanzitutto, va rivista la Naspi, la Nuova assicurazione sociale per l’impiego. Finora è esclusivamente un sussidio economico per chi viene licenziato. È uno strumento che esiste in tutti i paesi europei ma in Italia non viene accompagnato da una parallela ed efficace ricerca di una nuova collocazione. Gli uffici di collocamento non funzionano e comunque non c’è nessun vincolo per il lavoratore che percepisce la Naspi di formarsi per riuscire a trovare un nuovo impiego. Una riforma invece dovrebbe prevederlo. E bisognerebbe contemporaneamente rendere efficienti le politiche attive. In Germania si occupano del collocamento circa 90mila persone – ha aggiunto Stirpe ragionando sugli uffici italiani preposti- in Italia, compresi i 3mila navigator, siamo a circa 10mila. Le persone quindi sono poche. E questi uffici non sono in contatto reale con le imprese per poterne capire i bisogni e incrociare domanda e offerta di lavoro. Per questo è importante aprire alla collaborazione con le agenzie private per il lavoro, con accordi sul territorio. Dobbiamo uscire dall’approccio della mera erogazione di denaro per entrare nella logica del servizio alla persona, puntando al reinserimento. Tra l’altro le competenze amministrative sono divise tra Stato e Regioni e questo causa una maggiore difficoltà ad operare sul territorio”. L’autunno si preannuncia difficile, con molte imprese in crisi. C’è un forte rischio di perdita di posti di lavoro, ha aggiunto il Vice Presidente. “E per questo è importante anche un altro intervento, cioè distinguere tra le crisi che presentano solo problemi occupazionali e quelle a carattere industriale.

Le prime vanno gestite al Ministero del Lavoro, essenzialmente nella logica delle politiche attive. Le crisi industriali, invece, andrebbero affrontate al Ministero dello Sviluppo Economico, in coerenza con i piani di rilancio industriale da accompagnare con la cassa integrazione straordinaria e i contratti di solidarietà. In ogni caso sui risvolti occupazionali delle crisi sarebbe opportuno coinvolgere anche i fondi interprofessionali, creando una gestione separata in cui far confluire i contributi volontari delle imprese finalizzati alla ricollocazione”.

Per quanto riguarda la relazione con i sindacati, “Non è facile per nessuno, men che meno per il sindacato, trovare il coraggio per cambiare le cose – ha commentato il Vice Presidente Stirpe.

Però non c’è dubbio che non si possa proseguire all’infinito con il blocco dei licenziamenti e la cassa integrazione. Il Governo deve decidere come vuole arrivare a fine anno, ma poi una riforma bisogna metterla in piedi perché purtroppo ci vorrà tempo per tornare ai livelli di occupazione pre-Covid. Con il sindacato dobbiamo ripartire dalle intese degli ultimi anni. Come Confindustria abbiamo proposto una cassa integrazione Covid per i prossimi due anni. Dal gennaio 2021 bisogna cambiare il sistema di protezione – ha sottolineato Stirpe. Le crisi sono sempre più frequenti, con effetti trasversali per tutta l’economia. Quella che chiamiamo la “Cassa Covid” è uno strumento che può aiutare a cambiare il sistema di oggi, che non distingue il tipo di crisi, occupazionale o industriale, e che non copre tutti.” Infine, una riflessione sul Reddito di Cittadinanza: “deve rimanere solo come strumento di contrasto alla povertà. Mi pare che la funzione di trovare un posto di lavoro a chi non ce l’ha, abbia già ampiamente fallito.”