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Flavio Briatore: "Se mio figlio verrà a lavorare da me farà il cameriere"

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Flavio Briatore: ecco qual è il futuro lavorativo del figlio Nathan Falco, nato 12 anni fa dall'amore per Elisabetta Gregoraci.

Flavio Briatore, a distanza di qualche giorno dalla polemica nata per le sue dichiarazioni a Cartabianca, è tornato a parlare della faccenda. L’imprenditore ha anche parlato del figlio Nathan Falco, sottolineando che se vorrà lavorare da lui farà il cameriere.

Flavio Briatore: se il figlio vorrà lavorare farà il cameriere

Qualche giorno fa, Flavio Briatore è finito al centro di una brutta polemica perché, ospite di Cartabianca, ha dichiarato: “Tra 20 anni non ci saranno più falegnami o muratori o artigiani perché i figli li mandano all’università“. In molti lo hanno accusato di classismo e di aver attaccato in modo del tutto gratuito le università. E’ per questo che Flavio è tornato sui social per chiarire la faccenda, tirando in ballo il figlio Nathan Falco e il suo futuro da cameriere.

Le parole di Flavio Briatore sul figlio

Briatore ha dichiarato:

“Indipendentemente dalla sua posizione sociale, se mio figlio verrà a lavorare da me dopo il liceo e vedrò che gli piace questo lavoro comincerà facendo il cameriere, non il padrone. Dopo 6 o 7 anni, se va bene, potrà anche fare il padrone”.

Nathan Falco, nato 12 anni fa dall’ex moglie Elisabetta Gregoraci, inizierà a lavorare facendo il cameriere.

La polemica sui falegnami

In merito alla polemica sui falegnami, Flavio Briatore aveva dichiarato:

“L’Italia funziona perché ci sono tante piccole imprese sul territorio. Se queste funzionano, i figli sono invogliati a continuare il mestiere dei padri, altrimenti sono costretti a fare altri lavori. (…) Ho detto una cosa semplice. Perché l’Italia continua a essere forte? Perché c’è un tessuto industriale e imprenditoriale incredibile, al nord, al centro e al sud. Queste imprese sono tutte più o meno in difficoltà perché il governo non le aiuta fiscalmente. Se un’azienda familiare funziona, i figli o uno dei figli possono pensare di continuare a fare il lavoro del padre. Questo, logicamente dopo aver fatto la maturità, non è che non debbano andare a scuola. (…) I ragazzi sono costretti a fare l’università e iniziare a lavorare a 24, 25 anni, guadagnando 1.200 euro al mese. Ho detto questo e cioè che tanti lavori artigiani nel mondo della piccola impresa e dell’artigianato stanno sparendo perché lo Stato non li aiuta. (…) Io non dico che non bisogna andare a scuola, ma l’università, in effetti, è per l’80 per cento della gente una piattaforma di disoccupati“.

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