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Francesco Schiavone ci ripensa: il boss dei Casalesi si pente dopo 26 anni

Regime di carcere duro

Dopo una lunga permanenza in carcere duro durata ben 26 anni, il capo dei Casalesi Francesco Schiavone, noto come Sandokan, diventa un pentito.

C’è voluto del tempo ma, a quanto pare, alla fine Francesco Schiavone, conosciuto con il soprannome di Sandokan e capoclan dei Casalesi, ha deciso di collaborare con i magistrati. Il boss, arrestato nel lontano 1998 e condannato all’ergastolo, si trova in un regime di carcere duro. Stando alle ultime informazioni sul suo stato di salute, Schiavone soffrirebbe di tumore.

La famiglia

La decisione presa da Francesco Schiavone avrà sicuramente delle ripercussioni sull’intera famiglia. Non solo perché diversi dei suoi figli si trovano al momento in carcere, come Emanuele Libero che però uscirà ad agosto e Carmine, ma anche perché le forze dell’ordine si sono già recate a Casal di Principe per proporre ai parenti del boss di entrare a far parte del programma di protezione.

Tra i parenti contattati figura anche un altro figlio di Schiavone, Ivanhoe, mentre la moglie del capoclan, Giuseppina Nappa, non si trova a Casal di Principe e al momento non sembrano esserci altre informazioni sul suo domicilio.

Un messaggio al clan

Stando ad alcune ipotesi però, la decisione presa da Francesco Schiavone potrebbe essere più un messaggio inviato verso l’esterno, un modo per far capire di non provare a riorganizzare il clan. Per gli inquirenti quindi questa mossa servirebbe a mettere la parola fine sia alle aspirazioni del boss che di altri possibili successori.

In ogni caso al momento i magistrati sperano che questa collaborazione possa portare luce su diversi misteri del passato. Uno su tutti è l’uccisione, avvenuta in Brasile nel 1988, del fondatore del clan Antonio Bardellino. Per non parlare dei vari intrecci che sono intercorsi nel tempo tra la politica e la camorra.