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Inflazione in Italia, allarme Antitrust: famiglie e imprese sempre più povere e distanti dai ricchi

Roberto Rustichelli, presidente Antitrust

L'Antitrust commenta l'annuncio della Bce: gli aumenti dei tassi per contenere l'inflazione stanno erodendo i risparmi dei poveri.

“Non abbiamo ancora visto il pieno impatto degli aumenti cumulativi dei tassi che abbiamo deciso dallo scorso luglio, pari a 400 punti base. Ma il nostro lavoro non è finito. Salvo un cambiamento sostanziale delle prospettive, continueremo ad aumentare i tassi a luglio”. Esplode così la grana Christine Lagarde. La presidente della Bce (Banca centrale europea) ha annunciato l’ennesimo rialzo dei tassi di interesse. La lady di ferro a capo dell’Eurotower sembra irremovibile.

La mossa a sorpresa (anche se prevedibile), sarà attuata nella speranza di “raffreddare” ulteriormente il termometro dell’inflazione, ossia l’aumento del costo della vita. Una scelta che farà inevitabilmente aumentare il conto delle famiglie (saliranno ancora i mutui, già raddoppiati di colpo nel 2023, bruciando quei pochi risparmi rimasti).

E salirà anche la febbre del dibattito politico, a un anno esatto dalle elezioni europee 2024 che potrebbe dare una ulteriore picconata al progetto di integrazione dell’Unione europea, offrendo ulteriore sponda ai sovranisti ed euroscettici pronti come avvoltoi.

Inflazione in Italia, Antitrust: “Metà delle famiglie ha eroso i propri risparmi”

Dopo la “delusione” del vicepremier italiano e ministro degli Esteri Antonio Tajani – “Non credo che vada in direzione della crescita continuare ad aumentare i tassi di interesse, soprattutto non condivido gli annunci fatti in largo anticipo come fatto oggi da Christine Lagarde” – arriva anche l’allarme accorato del presidente Antitrust Roberto Rustichelli.

“L’inflazione grava più sulle famiglie che hanno una minore capacità di spesa. Come ripetono spesso gli economisti è la tassa più odiosa, colpisce i bisognosi più dei ricchi, riduce il valore dei risparmi e pesa particolarmente sui lavoratori a reddito fisso”.

 

Gli aumenti dei tassi stanno allargando il divario tra ricchi e poveri

Stando ai numeri, l’inflazione (e i ripetuti, anche se necessari aumenti dei tassi di interesse), ha fatto schizzare in alto gli utili delle banche (+58%). Vero è che le banche possiedono i nostri risparmi, ma c’è un dato che va in controluce rispetto a questi guadagni, vale a dire che le famiglie hanno bruciato 25 miliardi di risparmi. Certo, con il cappio al collo dell’inflazione, e senza aumenti dei tassi, probabilmente sarebbero stati molti di più. Ma la spirale non sembra interrompersi. Gli aumenti dei tassi dovevano di fatto fermare l’inflazione.

“Per il 20% delle famiglie meno abbienti – osserva Rustichelli – l’inflazione effettiva arriva a essere quasi il doppio di quella delle famiglie più ricche. Tuttavia, l’inflazione da costi, derivante in particolare dai rincari energetici, pesa anche sul mondo delle imprese”.

Necessari dunque, ma di fatto stanno allargando la forbice tra ricchi e poveri. Tra questi ultimi ci sono anche gli imprenditori e i datori di lavoro della piccola e media impresa, grazie ai quali l’economia riesce a tirare avanti. Non si sa ancora per quanto.